Scoperti a Milano i bagarini del passaporto, 250 euro per saltare la coda: truffata anche Ornella Vanoni
Cinque persone sono state indagate perché sospettate di aver prenotato con nomi finti gli appuntamenti per rifare il passaporto. Poi avrebbero rivenduto la prenotazione ad altri. Le persone coinvolte avrebbero riservato oltre duemila posti per poi rivenderli a cifre comprese tra i 200 e i 250 euro. In totale avrebbero guadagnato all'incirca 300mila euro. Tra le false identità create dai malviventi per fissare un appuntamento ci sarebbe il nome di Ornella Vanoni, che quindi sarebbe vittima dell'operazione.
La tecnica delle finte prenotazioni per rifare il passaporto
Le finte prenotazioni risalirebbero al periodo compreso tra settembre 2022 e luglio 2023. Le persone che hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini lavoravano in un'agenzia di intermediazione che si occupava di pratiche auto e patenti. Il metodo era consolidato. Gli indagati prenotavano una data sul portale passaporto online della Polizia di Stato. Inserivano informazioni anagrafiche immaginarie o appartenenti a clienti che si erano rivolti a loro per sbrigare altre pratiche a pagamento. Creavano apposite email e password riconducibili ai finti profili. Una volta bloccato il giorno, l'agenzia rivendeva l'appuntamento a chi aveva bisogno di rifare il passaporto in fretta e cambiava il nome della prenotazione.
La Polizia, coordinata dalla Procura di Milano, ha notificato la conclusione delle indagini a cinque persone ritenute responsabili in concorso di reati continuati e aggravati di “falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri”. Gli indagati sono sospettati anche di essere promotori della turbativa della regolarità di un servizio pubblico. Come rivelato dal Corriere della sera, l'agenzia di corso Magenta che vendeva i passaporti sarebbe l'agenzia Baracca, tra le vittime degli indagati ci sarebbe Ornella Vanoni. Il suo nome sarebbe stato usato per prenotare un posto.
Il metodo ha contribuito ad allungare i tempi di attesa
In questo modo, gli indagati hanno occupato impropriamente oltre 2mila posti dedicati al rinnovo del documento e avrebbero tratto profitti per un totale di 300mila euro. Questo modus operandi consentiva di fornire appuntamenti in tempi molto brevi per i loro clienti, che erano disposti a pagare fino a 250 euro pur di poter ottenere una data in Questura. Quando gli slot riservati non venivano venduti, l'agenzia non provvedeva ad annullare la prenotazione. Secondo gli inquirenti, sebbene i fatti emersi dalle indagini non abbiano compromesso il funzionamento del rinnovo passaporti, il meccanismo ha "contribuito a saturare le quotidiane disponibilità di prenotazione".
In totale, la Questura di Milano può fissare 11mila appuntamenti mensili per il rinnovo del passaporto. Nell'ultimo anno, le code fuori dagli uffici sono durate anche 20 ore e ci sono mesi di attesa prima di un appuntamento. A notificare l'appuntamento sono stati gli agenti della Squadra mobile di Milano, mentre le indagini sono state svolte dalla Polizia amministrativa e sociale della Questura di Milano e dal Commissariato di Polizia Sempione.