Scontro tra Letizia Moratti e Attilio Fontana: cosa succede adesso?
La guerra fredda è durata mesi e mesi. Per poi esplodere finalmente adesso, dopo le ultime dichiarazioni tv della (ancora per poco) vicepresidentessa di Regione Lombardia e assessora al Welfare Letizia Moratti.
"Ho accettato questo incarico in Regione con la promessa di un passaggio di testimone a fine mandato", ha dichiarato lei a Rai3, dopo essersi già esposta a inizio estate come papabile candidata governatrice del centrodestra per la Lombardia nel 2023. "È falso", ha replicato prontamente lui, sdegnato. "Non ho mai promesso niente, qua si mette in gioco l'onorabilità delle persone". Ieri, l'ammissione definitiva: "Moratti? Il rapporto tra di noi si è incrinato".
Cosa può succedere, adesso?
Fontana candidato della Lega
Ipotesi uno, Fontana viene confermato dal centrodestra unito (e non solo dalla Lega di Matteo Salvini) come candidato della coalizione per le prossime elezioni. Ipotesi probabile, visto che nello scacchiere politico la Lombardia potrebbe nelle mani del Carroccio nonostante il pessimo risultato alle ultime elezioni (comunque doppiato in Lombardia, dove la Lega ha raccolto il 14 per cento contro il 9 nazionale). Ma non scontata.
Moratti candidata contro Fontana
A quel punto, a Letizia Moratti resta una sola strada: quella della candidatura civica. "In questi ultimi tempi ho lavorato anche a una rete civica ascoltando diversi mondi, dall'industria al terzo settore, per costruire un programma", ha detto di recente durante l'intervista bomba che ha fatto saltare il banco con Fontana.
Il Terzo polo di Renzi e Calenda
Da sola, o addirittura con il Terzo polo di Renzi e Calenda, che in Lombardia ha sfiorato il risultato sperato (e non raggiunto nel resto d'Italia) del 10 per cento, convincendo soprattutto a Milano e nelle città capoluogo della Lombardia. I tre, del resto, non hanno mai fatto mistero di stimarsi.
Un bel problema insomma, per il centrodestra eventualmente rappresentato da Fontana, dover affrontare le prossime elezioni con Letizia Moratti contro. Forte di almeno un 15-20 per cento di voti in dotazione, ottenuti già pre campagna elettorale.
Moratti candidata del centrodestra
Proprio per questo, improbabile ma non impossibile, il nome prescelto per guidare la coalizione di centrodestra alle prossime elezioni regionali potrebbe anche essere quello dell'ex ministra all'Istruzione.
Del resto anche Beppe Sala, sindaco di Milano ed ex city manager di Letizia Moratti nel 2009, non scarta del tutto l'idea. "Tutti noi sappiamo che è una persona molto determinata. Questa determinazione così forte che sta mettendo in campo può far pensare che in realtà con qualcuno del centrodestra stia dialogando", ha dichiarato.
E anche lei stessa ha paventato, ad avvalorare la tesi: "Mi è stato chiesto di propormi, ma finché non si fa il governo non dirò chi l'ha fatto".
Gli incarichi ministeriali a Roma
Per Attilio Fontana, in quel caso, potrebbe prospettarsi un posto di rilievo all'interno del prossimo governo nazionale: un contentino non male. Peraltro già rifiutato proprio da Letizia Moratti, il cui nome circolava come papabile ministro alla Salute. "Sarei onorata ma non accetterei un incarico ministeriale. Penso di poter dare un maggior valore aggiunto qui nella mia regione". Con buona pace di Fontana e della Lega, che già confidavano in questa ipotesi per neutralizzare la sua potente candidatura in Regione.
La terza via nel centrodestra
Altrimenti, si prospetta anche una terza via. Tra i due litiganti, insomma, il terzo gode. L'establishment azzurro, che per il momento ancora non scioglie le riserve su questa complicata partita politica, potrebbe decidere di optare per un nome terzo. Come ad esempio Giancarlo Giorgetti, candidato di peso e di largo apprezzamento (ad eccezione, pare, di Giorgia Meloni, che non apprezzerebbe la scelta di un ex ministro del governo Draghi).
I nuovi equilibri politici tra alleati
Sono solo indiscrezioni, voci di corridoio. Ma, come del resto auspicano da tempo anche i due litiganti, è adesso il momento di sciogliere i nodi della questione. Il rischio è quello di inasprire ancora di più gli animi e, in primo luogo, far traballare i nuovi equilibri politici in costruzione tra gli alleati di centrodestra.