Scontro tra Fedez e Regione Lombardia sulle donazioni, Gallera: “Stupito dalle sue parole, perché dire falsità?”
"Le ultime dichiarazioni di Fedez mi hanno davvero stupito. Era arrabbiato e ha sentito di dover replicare al presidente del Consiglio per tutelare la propria immagine e quella della moglie, ma non comprendo perché dire falsità che ha persino dovuto rettificare. Solo perché Regione Lombardia rappresenta la stessa parte politica di Giorgia Meloni? Non mi sembra un buon motivo".
È il commento a Fanpage.it di Giulio Gallera, ex assessore al Welfare di Regione Lombardia tirato in ballo dallo stesso Fedez nel video Instagram pubblicato per difendere la moglie Chiara Ferragni, ora nella bufera per lo scandalo legato alla finta beneficenza dei pandori Balocco, dalle critiche della premier di Fratelli d'Italia sul palco di Atreju.
"Sono dispiaciuto nel sentire le parole di Fedez perché quello che ha fatto per noi in quel periodo è stato fortemente apprezzato: così facendo lo sminuisce. Al tempo sono anche andato a visitare la struttura del San Raffaele, è stata un'iniziativa importante che ha permesso la realizzazione di 14 posti letto. Ma attaccare adesso la Regione, dipingendosi come unico vero benefattore, non è corretto. Sono accuse false e ingenerose".
"In quei tre mesi, in un momento così difficile, abbiamo portato i posti letto in terapia intensiva dai 724 che avevamo a 1800 negli ospedali pubblici. Un aumento incredibile per dare risposta ai bisogni di gente che non respirava e che aveva bisogno di una terapia intensiva", continua Gallera. "I posti in Pneumologia, dal 21 di febbraio al 30 marzo, sono stati addirittura portati da 1200 a 12mila. Insomma, quando è caduta questa bomba sulla Lombardia le donazioni private come quelle di Fedez e Ferragni sono state sicuramente preziose. Ma c'è stato soprattutto un grosso impegno del sistema sanitario generale, e dopo tre anni deve essere riconosciuto. Qui abbiamo avuto la metà degli infetti di tutta Italia, e abbiamo affrontato al meglio quella fase".
E sulle tempistiche di realizzazione dell'ospedale in Fiera, inaugurato il 6 aprile (due settimane dopo il reparto di terapia intensiva realizzato dai Ferragnez con il San Raffaele), l'ex assessore al Welfare lombardo precisa: "La Regione ha aperto quello che era un vero e proprio ospedale, non un reparto attaccato all'istituto privato San Raffaele. E il 30 marzo era già operativo". E ancora. "I 21 milioni di euro citati da Fedez, inoltre, sono stati pienamente recuperati dal mecenatismo e dalle donazioni. Non è stato speso un euro di denaro pubblico. Senza contare che, nella seconda ondata, da metà ottobre a dicembre, l'ospedale in Fiera è stato preziosissimo, ci ha consentito di ricoverare 538 pazienti".
Insomma, si tratterebbe di un vero e proprio attacco gratuito. "Fedez, volendo rispondere ad un attacco del presidente del Consiglio, se l'è presa con la Regione Lombardia e peraltro l'ha fatto in maniera impropria, producendo delle inesattezze", sempre le parole di Giulio Gallera. "Io ringrazio per quello che Chiara Ferragni e Fedez hanno fatto al tempo, ma perché denigrare il resto e creare un'altra polemica? Sono parole che rischiano di tornare indietro: devono essere prudenti perché diffondendo notizie non corrette si corre il pericolo di danneggiare anche le attività positive. Lo vediamo adesso più che mai".
Le parole di Giorgia Meloni? "Giuste, capisco il senso. Avendo due figli adolescenti penso sia giusto richiamare, come ha fatto il presidente del Consiglio, anche al lavoro concreto, ai prodotti e alle attività: il messaggio che la politica deve dare ai giovani è quello di impegnarsi, studiare, lavorare sodo e non per forza mettersi davanti al telefonino o fare il calciatore per guadagnare milioni di euro". Ma attenzione. "Queste persone hanno un immenso potere di persuasione e di coinvolgimento tra i ragazzi, anche in positivo", conclude l'ex assessore di Regione Lombardia. "È necessario quindi per loro essere prudenti, e non sbagliare mai. Così come non diffondere falsità e non creare polemiche sterili: meno parole, meno manifesti e più lavoro fianco a fianco con le istituzioni".