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Scioperano 200 lavoratori di Italtrans: “Stipendi miseri, contro di noi minacce e manganellate”

Decine di lavoratori della Italtrans di Calcio scioperano da due giorni chiedendo buoni pasto e innalzamento dei salari: “Proteste dopo tre mesi di silenzio”. L’azienda reclama: “Manifestazioni illegittime”.
A cura di Enrico Spaccini
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Un frame del video pubblicato su Facebook dal sindacato Usb
Un frame del video pubblicato su Facebook dal sindacato Usb

Dalle prime ore di questa mattina, 17 marzo, i lavoratori dell'Italtrans di Calcio stanno protestando all'esterno dell'azienda di logistica bergamasca. "Chiediamo un buono pasto da 8 euro, l’innalzamento dei salari e la riduzione dei carichi di lavoro per garantire la salute", dichiara Roberto Montanari, dirigente sindacale Usb. Mentre Filt-Cgil esprime vicinanza per le rivendicazioni, criticandone i metodi, alcune forze politiche come Alleanza Verdi-Sinsitra italiana denunciano l'atteggiamento dell'azienda e le cariche della polizia: "Le manganellate non potranno fermare le ragioni dei lavoratori".

Lo sciopero con picchettaggio è iniziato all'alba di ieri mattina, giovedì 16 marzo. Alcuni attivisti dell'Unione sindacale di base hanno bloccato i cancelli d'accesso all'azienda, provocando una coda chilometrica di tir in attesa di scaricare merci. Intorno a mezzogiorno, sono intervenuti gli agenti della Questura per sgomberare i manifestanti. Alcuni di loro si sono buttati a terra, cercando di rendere il compito delle forze dell'ordine più difficile.

"Sciopero dopo tre mesi di silenzio"

"È la disperazione di chi non arriva alla fine del mese che ti fa mettere per terra davanti alle ruote dei tir", afferma Montanari che spiega che "lo sciopero arriva dopo tre mesi di assordante silenzio da parte di Italtrans". Già lo scorso dicembre, infatti, i lavoratori della cooperativa Lameva avevano organizzato uno sciopero per chiedere l'applicazione del contratto nazionale "e il riconoscimento dei buoni pasto". Oltre a queto, gli attivisti di Usb avevano denunciato "turni e carichi di lavoro disumani con buste paghe misere".

Questa volta a partecipare alla mobilitazione sono circa 200 facchini, comunica il sindacato, con un record di quattro cooperative. Tra i punti più discussi, quello del cosiddetto "premio produttività". Come spiega il dirigente Usb, "offrono 6 centesimi per ogni collo (singola unità di carico, ndr) movimentato dopo il 165esimo in un'ora. I pacchi vanno dai 10 ai 18 chili. Significa che un dipendente sposta a braccia in un giornata dalle 25 alle 30 tonnellate. Oltre gli 80 colli all'ora, però, ci si spacca la schiena e se il medico del lavoro dell'azienda ti trova un'ernia finisci licenziato".

La risposta dell'azienda

Dal canto suo, l'azienda non sembra disposta a cedere. Intanto minimizza la mobilitazione di questi giorni, affermando che i manifestanti sarebbero una 60ina, quindi pochi rispetto agli 800 lavoratori dello stabilimento di Calcio. "Italtrans opera seguendo tutte le regole e i dettami del contratto nazionale di lavoro", taglia corto il direttore delle risorse umane Matteo Testa, "le proteste ci risultano del tutto ingiustificate e tese più che altro a cercare visibilità da parte di sindacati autonomi".

Insomma, per l'azienda se il problema per i lavoratori è il contratto nazionale, allora dovrà essere il governo a intervenire. "Non è possibile che aziende come la nostra, che si sforzano di fare il meglio possibile, vengano danneggiate di continuo da manifestazioni illegittime", continua Testa sentito da il Corriere della sera, "certo è un diritto scioperare, ma nel rispetto delle leggi, evitando serrate, picchettaggi, sabotaggi e boicottaggi".

Usb, intanto, ha annunciato che darà mandato ai suoi legali di presentare formale denuncia alla Procura per alcuni episodi di violenza verificatisi questi giorni. Tra questi, "minacce di morte dall'interno dei magazzini dell'azienda", "demansionamenti e cambi turni". Nonostante questo, continua il sindacato, "i lavoratori non hanno esitato a proseguire lo sciopero" che "invita le istituzioni competenti ad assumersi le proprie responsabilità intervenendo al fine di placare questi episodi di violenza".

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