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Scatta l’allarme rave party sul fiume, ma è solo una grigliata di Pasquetta

La presenza di una sessantina di giovani lungo le rive lodigiane del fiume Adda ha allarmato le forze dell’ordine. Ma si trattava semplicemente una grande festa tra amici, che si è poi conclusa spontaneamente verso le 23 (con i genitori che sono venuti a prendere i figli)
A cura di Francesca Del Boca
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Un massiccio dispiegamento di forze dell'ordine, tra polizia e carabinieri, che accorre sulla sponda lodigiana del fiume Adda per sventare un temutissimo rave party. Gli indizi ci sono tutti, dalle decine di giovani presenti alla musica ad alto volume.

Solo alla fine, la sorpresa: si tratta solo di un‘innocua grigliata di Pasquetta tra amici, con balli e cibo. Terminata spontaneamente ancora prima di mezzanotte, con i ragazzi che tornano a casa in bicicletta o si fanno venire a prendere dai genitori. 

Allarme rave party

È successo ieri, lunedì 10 aprile, lungo le stradine che dal ristorante La Cava arrivano alla diga lungo l’Adda e al confine tra Lodi, Boffalora d'Adda e Montanaso.

L'allarme è quello del rave party, una maxi manifestazione spontanea sulla scia di quella del giugno scorso nella vicina Maleo: in quel caso più di settecento giovani provenienti da tutto il Nord Italia si erano radunati, nel bel mezzo di una ex cava della campagna lodigiana, per un mega rave party non autorizzato e durato giorni interi.

Un caso che aveva destato non poche preoccupazioni tra le autorità politiche, in primis per la questione sanitaria. "Vedere tantissime persone, almeno 700, tutti giovanissimi fregarsene delle normative Covid e stare senza mascherina, con un rischio contagi molto forte, fa male", aveva commentato al tempo il sindaco del paese Dante Sguazzi, seguito a ruota dall'allora assessore regionale Riccardo De Corato.

Il reato di rave party

Oggi il punto è un altro. Rave party, da qualche mese a questa parte, significa addirittura reato: chi partecipa o organizza un rave rischia una sanzione da mille a 10mila euro, come dai 3 ai 6 anni di reclusione. 

Nel primo decreto approvato dal governo di Giorgia Meloni è contenuta infatti anche la norma anti rave party voluta dal nuovo ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Una stretta che prevede una nuova fattispecie di reato e pene durissime: la norma riguarda la "invasione di terreni o edifici, pubblici o privati" e raduni "dai quali possa derivare un pericolo per l'ordine pubblico o la pubblica incolumità o la salute pubblica".

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