Sarà rimpatriato in Tunisia anche se non c’è prova che sia tunisino: continuano gli abusi al Cpr di Milano
Ieri, giovedì 21 dicembre, è stato confermato il commissariamento del Centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli a Milano. Il cpr, infatti, è finito al centro di un'inchiesta della Procura di Milano dove si segnalano alcuni irregolarità nella gestione dei migranti trattenuti all'interno. Sono state evidenziate condizioni di vita disumane: cibo scaduto, sporcizia, scarsa igiene e carenza di medici oltre a difficoltà ad accedere a visite sanitarie.
E infatti come raccontato a Fanpage.it dall'avvocata Simona Stefanelli, da fine luglio all'interno si trova un uomo di 42 anni che per diverso tempo ha lamentato forti dolori all'addome: avrebbe infatti una cisti che gli provocherebbe diversi fastidi, ma per la quale non è mai stata effettuata alcuna visita o intervento nonostante le continue richieste: "Lamenta anche dolori vicino al cuore e sbalzi di pressione. Abbiamo lottato per poter avere la sua documentazione medica".
A questo problema fisico, se ne aggiunge un altro di carattere amministrativo. L'uomo, infatti, sarà rimpatriato il 30 dicembre in Tunisia. Il problema è che non vi è alcuna attestazione consolare che certifichi che sia un cittadino tunisino: "Se risulta dalla documentazione, che non c'è alcuna attestazione che dimostri che sia originario della Tunisia, come si fa a rimpatriarlo?", precisa la legale che lo assiste.
"L'ufficio immigrazione continua a sostenere che sia tunisino pur non avendo alcun certificato che sostenga questa tesi. Il consolato tunisino non ha mai mandato nulla nonostante siano state già inoltre sei o sette richieste. Mi chiedo: chi viene rimpatriato quindi potrebbe essere mandato via senza che venga accertato la reale provenienza?", continua ancora Stefanelli.