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La morte di Sara Lemlem Ahmed

Sara Lemlem Ahmed, dalla fuga al ritrovamento del cadavere: tutti i misteri da chiarire

Si svolge oggi l’autopsia sulla salma di Sara Lemlem Ahmed, la cui morte resta ancora avvolta nel mistero. Ricostruiamo insieme quello che può esserle accaduto la notte della scomparsa.
A cura di Anna Vagli
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La tragica fine di Sara Lemlem Ahmed resta ancora avvolta nel mistero. Una ragazza con un’esperienza di vita frastagliata, che aveva conosciuto quel che diventerà il suo compagno, Corrado Mannato, su di un sito di incontri e con lui aveva lasciato Amstelveen, nei Paesi Bassi, per seguirlo a Vigevano. E lo aveva fatto sparendo nel nulla e senza avvisare la famiglia che l’aveva a lungo ospitata. Lasciando, però, un debito di alcune migliaia di euro. Di Sara si sono perse le tracce la sera del 4 dicembre 2021 dopo un brusco litigio con Corrado. Il 9 febbraio il tragico epilogo. Il suo corpo è stato rinvenuto nell’ascensore di un palazzo in costruzione. Anche per Sara siamo di fronte ad un caso di morte sospetta. Difatti, l’avanzato stato di decomposizione del corpo non ha consentito di fare considerazioni obiettive sulla dinamica né sulla causa di morte, salvo escludere evidenti segni di violenza. Soltanto l’autopsia, prevista per oggi, potrà essere dunque dirimente.

 Chi era Sara Lem Lem?

Il passato di Sara è stato sicuramente tormentato. Ha dimostrato – stando ai racconti di Corrado – di avere una personalità ambigua e di essere verosimilmente affetta da disturbi dell’umore. La donna si è palesata come incline alla menzogna e, in un certo qual modo, ha anche dimostrato di autosabotarsi. Delle sue ultime ore di vita, sappiamo che è uscita di casa dopo l’ennesima lite accesa con il compagno e, quindi, verosimilmente in un momento di forte disagio emotivo. Un disagio nel quale, stando alle dichiarazioni dell’uomo, versava già da tempo a causa della disoccupazione. Proprio quest’ultimo motivo l’avrebbe spinta a manifestare la volontà di lasciare il nostro Paese.

Il ritrovamento del corpo

Come anticipato in apertura, l’avanzato stato di decomposizione del corpo non ha consentito di fare considerazioni obiettive sulla causa di morte, limitandosi ad escludere superficiali ed evidenti segni di violenza. In tal senso, soltanto l’autopsia potrà rivelarsi dirimente. Ad ogni modo, lo stato putrefattivo del cadavere di Sara ne lascerebbe supporre l’avvenuta morte la notte della scomparsa o nei giorni immediatamente successivi. D’altra parte, ed in aggiunta, Sara indossava proprio gli stessi abiti di quando ha lasciato la sua abitazione. Avvolto nel mistero resta anche il motivo per il quale il suo corpo sia stato rinvenuto più di due mesi dopo la sua scomparsa. In fondo, si trovava solamente a 700 metri dalla casa che divideva con il compagno. Come mai non è stata cercata in quel cantiere?

Il luogo e le modalità di ritrovamento del corpo

Il luogo e le modalità del ritrovamento del corpo offrono diversi spunti investigativi. Innanzitutto, nonostante i primi riscontri escludano che possa essere stata intercettata dalle telecamere di sorveglianza della zona, è verosimile che Sara abbia raggiunto quella palazzina a piedi. Da tale angolo di visuale, il cantiere è situato a meno di 1 chilometro dalla sua abitazione. A questo punto si rende doveroso un inciso. Non può parlarsi in questo caso di allontanamento volontario, ma di fuga. Una fuga, scaturita durante una forte discussione con il compagno, che l’ha indotta ad uscire senza portafogli, documenti e telefono cellulare. E in preda ad un forte turbamento emotivo.

Ma torniamo alle dichiarazioni dell’uomo. Quest’ultimo ha escluso che la donna conoscesse il luogo dove il suo corpo è stato ritrovato e che avesse mai fatto uso sostanze stupefacenti. Sul punto, in realtà, ci sono elementi che non possono essere sottaciuti. Difatti, se valutiamo quella fuga nel quadro di un disagio emotivo acuto, non possiamo escludere l’ipotesi che Sara abbia posto in essere una condotta particolarmente rischiosa per la propria incolumità. E lo abbia fatto in un’area nota per essere frequentata da spacciatori come quella in cui è stata ritrovata cadavere. In astratto, dunque, potrebbe essersi determinata nella scelta di assumere sostanze come automedicazione per alleviare l’ansia.

Difatti, vero è che senza soldi non avrebbe potuto comprare la droga, ma è altrettanto vero che diverse potevano essere le modalità con cui questa poteva concretamente essere pagata. E, in quel contesto, Sara potrebbe essere diventata oggetto di un tentativo di aggressione sessuale finito nel peggiore dei modi.  Ad esempio, potrebbe essere stata gettata nel vuoto, ma da un’altezza maggiore rispetto a quella di un metro e mezzo stimata nelle prime ore dal ritrovamento. Per tale ragione, è plausibile che anche per questo caso verranno disposti gli esami tossicologici.

Il telefono cellulare

Indispensabili anche gli accertamenti sul telefono cellulare. Se, infatti, i tabulati restituiranno l’informazione secondo la quale Sara avesse avuto un appuntamento in un posto del genere, rimarrebbero pochi dubbi sul perché e chi avesse dovuto incontrare quella sera. In tal senso, risulta anche difficile comprendere come la donna possa essersi addentrata nel buio, in un luogo impervio, che non conosceva, difficilmente raggiungibile e non illuminato. Per giunta, senza neppure aver la possibilità di utilizzare la torcia del cellulare per rischiarare il percorso.

L'altezza di caduta

L’altezza di caduta prospettata fino ad oggi rende poco credibile qualsiasi tipo di ricostruzione. Risulta inverosimile che si possa morire con un volo di solo un metro e mezzo. Difatti, da quel tipo di altezza potremmo aspettarci la rottura di un femore o di un braccio. Ma non l’esito letale. In questa prospettiva, spetterà all’autopsia valutare il tipo di lesioni interne degli organi. Di conseguenza, proprio il grado lesivo degli organi potrà indubbiamente fornire elementi utili sulla reale (ed eventuale) altezza di caduta.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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