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San Giovanni Bianco, scontro tra moto e auto: muore Mauro Dolci, presidente dei venditori ambulanti

Terribile schianto tra una moto a un’auto ieri domenica 9 maggio a San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo. L’incidente è costato la vita a Mauro Dolci, noto in provincia per essere il presidente della categoria dei venditori ambulanti. Stando alle prime informazioni, il 65enne era in sella alla sua Bmw lungo la strada ex 470 quando avrebbe perso il controllo dell’auto andando a schiantarsi contro un’Alfa Romeo. Inutili i tempestivi soccorsi.
A cura di Giorgia Venturini
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Altro incidente mortale ieri domenica 9 maggio. Dopo quello a Varedo in Brianza in cui ha perso la vita un motociclista di 45 anni, in mattinata uno schianto a San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo, tra un'auto e una moto è costato la vita a  Mauro Dolci, 65 anni. Ora tutta Zogno, paese in cui viveva, e tutta la provincia lo piange: Dolci infatti era dal 2008 presidente a Bergamo della Federazione italiana venditori su area pubblica (Fiva), ovvero la categoria dei venditori ambulanti affiliata a Confcommercio. Stando alle prime informazioni, il 65enne era in sella alla sua Bmw lungo la strada ex 470 quando avrebbe perso il controllo dell'auto andando a schiantarsi contro un'Alfa Romeo che arrivava in quel momento nel verso opposto di marcia. L'impatto è stato terribile: Dolci è balzato fino a 20 metri di distanza impattando violentemente contro l'asfalto.

Inutile l'intervento dei soccorsi: Dolci è andato subito in arresto cardiaco

Subito è scattata la macchina dei soccorsi: sul posto è intervenuto anche un elisoccorso, ma inutilmente. All'arrivo dei medici le sue condizioni sono apparse fin da subito gravissime: Dolci è andato in arresto cardiaco ed è morto pochi minuti dopo l'incidente. In tanti ora lo ricordano sia per la sua passione per la moto, immancabile compagna dei suoi viaggi con amici e la moglie, che per la sua attività di ambulante iniziata con il nonno che vendeva formaggi e salumi. Poi a sua volta Mauro Dolci aveva tramandato il suo lavoro al figlio Paolo: "È un dolore enorme – ha spiegato il figlio all'Eco di Bergamo – Io lavoravo in stretto contatto con lui, almeno 10 ore tutti i giorni. Mio papà era una persona che metteva passione nelle cose, e la passione l’aveva anche per il lavoro, e nell’aspetto sindacale dell’attività, che gli portava via tempo e dava ‘tante racole', come si dice in gergo, ma ci metteva anima e corpo da ormai tanti anni".

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