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Salta evento del BookCity perché non può entrare con la carrozzina, Valentina Tomirotti: “Non perdono più Milano”

L’attivista e giornalista Valentina Tomirotti racconta a Fanpage.it cos’è accaduto il 16 novembre alla presentazione del libro di Fabrizio Acanfora: “Il problema non è che io non ho potuto partecipare a un evento, ma il fatto che una manifestazione come BookCity metta a calendario luoghi non accessibili a tutti”.
A cura di Enrico Spaccini
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La presentazione del libro ‘L'Errore. Storia anomala della normalità' di Fabrizio Acanfora, prevista tra gli eventi di BookCity Milano 2024, è stata annullata poco prima dell'inizio. Insieme allo scrittore, avrebbero dovuto salire sul palco della Rotonda del Pellegrini anche l'attivista Irene Facheris e la giornalista Valentina Tomirotti. Il luogo, però, non è accessibile alle persone costrette a muoversi in carrozzina come Tomirotti e, per questo motivo, l'evento è stato annullato. "Il responsabile operativo di BookCity mi ha detto che avevano segnalato la non accessibilità del luogo", racconta la giornalista a Fanpage.it, "ma questa non può essere una scusa. Il problema è strutturale, è nel modo di pensare, e Milano non la perdono più".

Come descriveresti quello che ti è capitato all'evento di BookCity?

Una cosa brutta, umanamente. Quella manifestazione è sinonimo di cultura, quindi vuol dire che la cultura è quella. Una cultura che non tiene conto di chi può avere difficoltà. Quello che è successo a me ha scoperchiato il vaso di Pandora. Io ero lì perché dovevo lavorare, ma il problema si sarebbe manifestato lo stesso anche se fossi stata tra il pubblico e sarebbe stato tale anche per persone con altre disabilità. Per esempio, non c'erano interpreti nella lingua dei segni, non c'erano sottotitoli. Vuol dire che la disabilità, a qualunque livello e in qualunque forma, è stata lasciata fuori, non è il target.

Alla fine, la presentazione del libro di Fabrizio Acanfora a cui avresti dovuto partecipare anche te è stata annullata. Come ti ha fatto sentire?

Ero lì per lavoro, ma Fabrizio Acanfora doveva presentare il suo libro, insieme anche a Irene Facheris. Anche sbagliando, io avrei messo da parte questa cosa per non recare danno a lui. Non sarebbe stato giusto cancellare l'evento e non toccava a me chiederlo. Ho apprezzato che siano stati loro a prendere la decisione di interrompere. Però questo mi ha mortificata ancora di più.

Il pubblico era già presente in sala?

Era pieno.

Alle persone che erano venute per la presentazione del libro che motivazione è stata data quando è stata annullata?

È stata raccontata la verità. Sono usciti e sono stati lì con noi. Ho sentito un'alleanza con loro, e non è scontato.

Hai comunicato quanto accaduto a qualche responsabile dell'organizzazione?

Certo, il responsabile operativo stesso è venuto all'evento e quando eravamo tutti fuori ha detto che questo episodio "gli ha insegnato tanto" e che "è una cosa grave e al tempo stesso meravigliosa". Ma non è meravigliosa per niente, e il fatto che tu lo dica significa che non hai la percezione di quanto successo.

Il problema non è a chi capita, il problema è l'organizzazione stessa dell'evento. Mi chiedo se chi sponsorizza questa manifestazione sappia cosa succede e se anche loro sanno che gli eventi non sono per tutti. Io ero lì per lavorare, mi è stata preclusa una possibilità.

Se avessero organizzato questo evento da un'altra parte, magari nell'aula magna di un'università già attrezzata per accogliere anche persone costrette sulla carrozzina, questa questione non sarebbe venuta fuori?

Il problema è a monte, il fatto che una manifestazione come BookCity metta a calendario eventi in luoghi non accessibili. Questa volta gli è andata male perché hanno trovato me che non mi faccio problemi a espormi, ma quel luogo non doveva essere scelto sin dal primo giorno. In questo modo, invece, mi è stato detto, metaforicamente, "tu qui non entri, non sei la benvenuta, non esisti".

Da Milano ti saresti aspettata un comportamento diverso?

Io sono una delle firmatarie di ‘Live for All‘, il manifesto degli eventi pubblici accessibili, inclusivi e alla pari. Lo abbiamo presentato lo scorso aprile a Brera con l'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi. È tempo che Milano faccia pace, e non solo con le piste ciclabili e la biodiversità, perché non si può accogliere se si alimenta un altro tipo di diversità e si chiama discriminazione. Milano non la scuso più. Tra due anni ci sono le Olimpiadi, ma anche le Paralimpiadi.

Si può davvero essere inclusivi con tutti?

L'accessibilità ha un costo, è vero. Ma uno dei tanti sponsor, invece che dare soldi per un evento o per una altro, non avrebbe avuto un ritorno maggiore anche d'immagine a dare soldi per garantire l'accessibilità a tutti, ai limiti della decenza?

È difficile, ma è sicuramente fattibile. Per esempio, il 29 novembre si terrà a Mantova il Next Gen Festival dove si esibiranno artisti trap e dove ci sarà un'interprete per la lingua dei segni. Sarà molto difficile, ma se vuoi si può fare e lo si fa per la Generazione Z, che è la più fresca.

Qualche scusa formale è arrivata dopo la chiusura dell'evento?

No.

Te le aspetti?

Secondo me non arriveranno, perché non hanno la temperatura del problema. Per loro è un semplice errore e non pensano di avermi ammazzata umanamente. O pensano che perché io sono un'attivista, allora sono abituata. Ma proprio perché sono un'attivista io continuerò a parlarne.

Al centro non c'è il problema che hanno creato a me, ma quello creato alla categoria. Quello che è successo a me darà, forse, il coraggio anche a un'altra persona di denunciare quando succedono cose simili, piuttosto che tornare a casa sconsolata. Non è più tempo di dire: "Domani recuperiamo".

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