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Salario minimo solo per Milano, più alto di quello nazionale: l’ideatore spiega la proposta che piace a Sala

Un salario minimo specifico per il capoluogo lombardo su modello dell’esperienza di Londra. “Ci lavoreremo”, apre il sindaco Beppe Sala alla proposta dell’attivista Tomaso Greco.
A cura di Francesca Del Boca
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Un salario minimo specifico per Milano su modello di quello che già esiste a Londra. L'ha proposto Tomaso Greco, imprenditore e attivista fondatore del movimento Adesso!, e l'idea ha fatto il giro d'Italia. Fino a bussare alla stanza del sindaco a Palazzo Marino. "È una battaglia giusta", apre infatti Beppe Sala a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Statale. "C'è una questione che accomuna tante grandi città. Bisogna lavorare anche sapendo che cosa possiamo fare, perché è chiaro che il Comune non ha risorse in più da mettere".

Cosa risponde al sindaco Beppe Sala?

Che la misura sarebbe a costo zero per il Comune. Non sono previste spese a carico dell'amministrazione.

In cosa consiste la proposta del salario minimo milanese? 

Milano è una città con un costo della vita ormai molto elevato, maggiore rispetto al resto d'Italia. Così, all'interno del dibattito sul salario minimo nazionale, abbiamo deciso di avanzare una proposta concreta e potenzialmente immediata, che si ispira a ciò che è già in vigore a Londra.

Cioè? Cosa succede a Londra?

Il London Living Wage è il reddito minimo londinese, ideato da una commissione indipendente che ogni anno elabora lo stipendio giusto per poter vivere a Londra: al momento si attesta sui due pound in più rispetto al salario minimo inglese. Non è obbligatorio: le aziende possono decidere se aderire o meno. Ma sono migliaia, tra cui la squadra calcistica del Chelsea.

Perché le aziende dovrebbero aderire?

Le aziende coinvolte potrebbero ottenere tanti vantaggi. Un vantaggio di immagine innanzitutto, su modello delle certificazioni ambientali. Poi un vantaggio di attrazione dei talenti e di contrasto al fenomeno delle grandi dimissioni, dal momento che nelle imprese aderenti si è registrato un tasso di dimissioni notevolmente inferiore alle altre. Sarebbe inoltre agevolato il rapporto con le amministrazioni. Infine, si potrebbero anche prevedere delle agevolazioni fiscali.

Tomaso Greco
Tomaso Greco

In che senso? Che tipo di agevolazioni fiscali?

Si potrebbero detassare le imprese che pagano i propri dipendenti sopra il minimo contrattuale. Certo, in questo caso sarebbe necessaria un'interlocuzione con il Governo, e il cammino sarebbe sicuramente più lungo. Ma non è una condizione necessaria per partire, ci possiamo anche lavorare in corsa.

Quale potrebbe essere dunque il salario minimo milanese?

Dovrebbe stabilirlo una commissione apposita, su modello dell'Inghilterra. Sicuramente sarebbe più alto rispetto a quello proposto a livello nazionale di 9 euro l'ora.

Perché proprio a Milano?

Qui abbiamo gli affitti di Monaco di Baviera e gli stipendi dell'Italia, non adeguati ai costi di una città europea. Chi vive a Milano deve avere la possibilità di vivere dignitosamente, senza essere costretto a fare grandi sacrifici.

Non rischia di essere una misura escludente per il resto d'Italia?

La questione si pone a livello nazionale, certo. Ma se il costo della vita aumenta a dismisura, come accade qui, è chiaro che anche lo stipendio deve necessariamente aumentare. Parliamo comunque di un livello minimo, una soglia che serve semplicemente a poter garantire una vita dignitosa agli abitanti della città.

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