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Sala sbaglia a contrapporre l’ambientalismo alla Resististenza a proposito del Glicine di piazza Baiamonti

Il Sindaco di Milano dice che chi non vuole abbattere il glicine di piazza Baiamonti si schiera contro la costruzione del museo della Resistenza, contrapponendo l’ambientalismo all’antifascismo nel momento storico in cui c’è più bisogno di difendere entrambi questi valori.
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Non sono soltanto alcuni personaggi famosi ad essersi esposti affinché non venga tagliato il glicine di piazza Baiamonti a Milano. Oltre a Giovanni Storti, Fabio Volo, Elio e le Storie Tese, Germano Lanzoni de Il milanese imbrutto, sono oltre 50mila i milanesi che hanno firmato una petizione affinché quell'albero, che è diventato un simbolo della lotta alla cementificazione, non venga rimosso. Eppure nessuno di loro intende, per questo, ridurre il valore della Resistenza e dell'importanza di commemorarla, come invece ha sostenuto il sindaco Beppe Sala.

Perché vogliono tagliare il glicine in piazza Baiamonte

L'albero in piazza Baiamonti è lì da oltre 70 anni, ma ora dovrebbe essere abbattuto perché sarà ridotto il parco pubblico intitolato a Lea Garofalo, vittima della ‘ndrangheta a Milano, per costruire il museo della Resistenza, un nuovo spazio espositivo che "offrirà al visitatore un’immagine aggiornata e complessa" di quel periodo storico. Un progetto importante e forse perfino necessario in questo momento storico in cui i valori dell'antifascismo vengono spesso messi in discussione.

Tuttavia un museo che potrebbe, senza problemi, essere costruito ovunque, senza dover abbattere quell'albero e soprattutto senza dover necessariamente cementificare ancora Milano, togliendo altri spazi verdi in città. Certo, vorrebbe dire modificare il progetto che attualmente prevede la costruzione di una piramide simile e speculare a quella che attualmente ospita la fondazione Feltrinelli. Ma davvero la simmetria architettonica è elemento essenziale per ricordare i partigiani?

Sono convinti di no molti esponenti dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani che hanno scritto una lettera al sindaco di Milano per ribadire che "vivere in un ambiente sano è un diritto sancito dalla nostra Costituzione e impegnarsi davvero contro il cambiamento climatico vuole dire tenere conto dei danni che si fanno all’ambiente". E quindi, dissociandosi dal presidente dell'Anpi di Milano, ha sostenuto che "la realizzazione del Museo Nazionale della Resistenza non può essere ‘l’alibi perfetto' per abbattere glicini e tigli".

Sala contrappone l'ambientalismo alla Resistenza

Di tutta risposta, il primo cittadino milanese ha invece proprio contrapposto chi vuole salvare il glicine, diventato appunto anche un simbolo del continuo consumo di suolo, a chi vuole ricordare e commemorare la Resistenza con i valori che professa. Lo ha fatto mercoledì 24 maggio a margine di un evento, quando ha dichiarato: "Se l'opinione pubblica che si sta muovendo attorno al glicine lo considera più importante del museo, e se spostare il glicine è costosissimo, allora vorrà dire che rinunceremo al Museo della Resistenza". Ma – ha aggiunto il sindaco – "ognuno dovrà prendersi le sue responsabilità".

Il sindaco ha chiarito di star provando a spostare l'albero, ma "se si dovesse andare verso un costo eccessivo a quel punto vediamo cosa fare, non è un obbligo per Milano fare il Museo della Resistenza". E l'errore è proprio quello di contrapporre la tematica della difesa dell'ambiente, su cui è necessario intervenire quanto prima, a quella della Resistenza. Entrambe, infatti, in questo momento sono messe in discussione da chi contemporaneamente nega sia gli effetti del cambiamento climatico sia che l'antifascismo sia un valore fondante della nostra società. Una parte politica ben delineata che non solo in questo momento è al governo del Paese ma che continua anche a raccogliere sempre più consensi intorno a sé.

Una contrapposizione che, peraltro, è del tutto inutile. Innanzitutto perché il museo della Resistenza si potrebbe tranquillamente costruire altrove, magari riqualificando un immobile già esistente ed evitando ulteriore consumo di suolo, visto che i valori dell'antifascismo non necessitano di un luogo preciso per essere professati. Fra l'altro quel luogo non è per nulla simbolico, ma è stato individuato unicamente perché permetterebbe di costruire una piramide simile a quella già esistente e quindi rendere lo skyline di Milano ancora più "instagrammabile", a prescindere dal contenuto dell'edificio.

Inoltre, secondo il consigliere comunale di maggioranza Carlo Monguzzi, basterebbe "una piccolissima variante di progetto e un briciolo di volontà politica" per "tenere assieme Resistenza, glicine e tigli". Questa poi sarebbe la richiesta avanzata, all'unanimità, dall'intero Consiglio comunale che Sala continua a ignorare, facendo finta che il glicine davvero possa ostacolare la memoria della Resistenza e sottoponendo i milanesi a quello che Monguzzi definisce un "errore colossale" e un "ricatto inaccettabile".

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Giornalista dal 2012, attualmente sono capo area Milano a Fanpage.it. Già direttore responsabile di Notizie.it, lavoro nell'editoria digitale dal 2009. Docente e coordinatore dell'Executive Master in Digital Journalism dell'Università Umanitaria. Autore di tre libri inchiesta sulla criminalità organizzata. Nel 2019 ho vinto il "Premio Europeo di Giornalismo Giudiziario e Investigativo".
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