Ruba cibo al supermercato, la Cassazione annulla la condanna: “È furto lieve per bisogno”
La Corte di Cassazione ha annullato la condanna a quattro mesi di reclusione e 100 euro di multa per una senzatetto che 5 anni fa aveva cercato di rubare alcuni prodotti da un supermercato di Barlassina, in provincia di Monza. La Suprema Corte ha chiesto ai giudici di secondo grado di emettere una nuova sentenza, tenendo conto che il reato consisterebbe in un "Furto lieve per bisogno".
I Carabinieri le avevano comprato del pane
L'episodio risale al 2019, quando la senzatetto era stata fermata dai Carabinieri dopo aver cercato di rubare dei pezzi di parmigiano, delle porzioni di soppressa veneta, bastoncini di cotone e detersivo liquido, per un valore totale di circa 15 euro. In quell'occasione, hanno ricordato i giudici della Cassazione, i Carabinieri avevano raccontato di aver notato le condizioni della donna e di averle comprato del pane.
I giudici del tribunale di Monza avevano ritenuto la donna colpevole di furto sia in primo grado che in appello. Con le attenuanti, la senzatetto era stata condannata a quattro mesi di reclusione e 100 euro di multa. La Cassazione ha poi annullato la sentenza, chiedendo di riconsiderare il capo di imputazione.
La donna era in stato di malnutrizione
Nella sua valutazione, la Suprema Corte ha tenuto conto delle condizioni della donna: "Il grave stato di malnutrizione ed estrema debolezza, tali da poter essere valutati come situazione di indilazionabile bisogno di provvedere a nutrirsi". Questo spiegherebbe la richiesta della corte di cambiare il capo di imputazione, considerandolo un furto lieve per bisogno invece che un furto comune.
Cosa si intende per grave e urgente bisogno
"Il furto lieve per bisogno è configurabile nei casi in cui la cosa sottratta sia di tenue valore e sia effettivamente destinata a soddisfare un grave e urgente bisogno – spiegano i giudici – ne consegue che, per far degradare l'imputazione da furto comune a furto lieve, non è sufficiente la sussistenza di un generico stato di bisogno o di miseria del colpevole, occorrendo, invece, una situazione di grave e indilazionabile bisogno alla quale non si possa provvedere, se non sottraendo la cosa".