Ristoratrice napoletana salva 3 ragazzini da una baby gang a Milano: “Mai voltarsi dall’altra parte”

Tre ragazzini, a Milano, sono riusciti a salvarsi dall’aggressione di una baby gang grazie all’aiuto di una ristoratrice, Daniela Basile, originaria di Napoli, che racconta a Fanpage.it cosa è successo quella sera.
A cura di Chiara Daffini
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Daniela Basile, 34 anni, ristoratrice.
Daniela Basile, 34 anni, ristoratrice.

Per Daniela Basile, 34 anni, originaria di Napoli e trapiantata a Milano dal 2018, era una normale sera di Pasquetta lavorativa. Attorno alle 21:45 era intenta a gestire la cena nel ristorante Fresco di corso Sempione, di cui è responsabile. Nel giro di qualche minuto, invece, ha evitato che tre ragazzini di 13 e 14 anni passassero guai seri.

Grazie al suo intervento, infatti, tre minorenni si sono salvati dall'aggressione di una baby gang composta da altri tre minori, che giravano armati di coltello e catene. Sono poi stati arrestati dalla polizia con l'accusa di tentata rapina aggravata. La ristoratrice ha raccontato a Fanpage.it cosa è successo e perché ha deciso di intervenire.

Daniela, riavvolgiamo il nastro alla sera dell'1 aprile.

"Io e il resto del personale stavamo lavorando normalmente, quando a un certo punto uno dei tre ragazzi, che poi sono stati arrestati, aveva provato ad entrare nel nostro locale. Ha chiesto dell'acqua e gli ho risposto che l'avevo solo in bottiglia. Non ho dato seguito alla sua richiesta, sia perché non possiamo vendere d'asporto bottiglie in vetro, sia perché aveva un aspetto sospetto. A quel punto mi ha chiesto di andare in bagno e ho negato anche quella richiesta. Capivo che c'era qualcosa che non andava.  Insieme a lui, fuori dal locale, c'era un altro ragazzo alto, che lo stava aspettando. Si sono messi tutti e tre poi faccia strada, fuori dal viale".

E poi cosa è successo?

"Dopo 6-7 minuti vedo correre dei ragazzini, non sapevo quanti anni avessero, però era palese che fossero piccoli, perché uno era molto basso e si vedeva che l'età di tutti e tre era giovane. Hanno iniziato a battere contro il vetro che dà su corso Sempione, ingresso che però la sera tengo sempre chiuso per motivi di sicurezza. All'inizio non riuscivo a capire cosa dicessero, se era una richiesta di aiuto, poi però, quando ho iniziato a sentire che gridavano ‘aiuto', ho fatto loro il segnale di entrare dal lato di via Filelfo, perché lì la porta era aperta".

Come stavano i ragazzini?

"Quando li ho fatti entrare erano non bianchi, di più, dallo spavento. Li ho fatti sedere e ho dato loro dell'acqua, cercando di tranquillizzarli. Ovviamente ho chiuso a chiave anche l’altra porta, perché non potevo sapere se poi quei tre sarebbero entrati e ci avrebbero fatto qualcosa. Proprio mentre mi stavano chiedendo aiuto, pochi secondi prima, avevo visto gli altri tre correre e scappare, quindi avevo capito che erano coinvolti. Ho subito chiamato la polizia e i genitori dei ragazzi".

Che cosa ti hanno detto?

"Mi hanno raccontato che alcuni metri prima del mio locale, su via Filelfo, gli altri tre li avevano fermati e avevano chiesto loro dei soldi e di dargli il portafoglio. Uno di questi aveva il coltello e un altro aveva delle catene. Ho chiesto loro quanti anni avessero e mi hanno risposto 13-14 anni. La cosa mi ha davvero colpita, perché avrebbero potuto essere i miei nipoti o i nipoti o i figli di chiunque".

Come hanno reagito i genitori dei ragazzini?

"Il padre di uno di loro qualche volta è venuto a prendere la pizza da asporto da noi, quindi in realtà già ci conoscevamo, ma solo di vista e non sapevo che uno dei minori che avevo aiutato fosse il figlio. La mamma di un altro piangeva e l'ho tranquillizzata. Tutti mi hanno ringraziata per aver aiutato i loro figli, ma per me resta una cosa normale, che dovrebbero fare tutti. Nessuno si dovrebbe girare dall'altra parte o fare finta di niente".

Come mai da Napoli ti sei trasferita a Milano?

Sono arrivata sei anni fa per fare esperienza nell'ambito della ristorazione, perché nella mia città abbiamo qualche problema in più a trovare lavoro. Milano mi ha dato veramente tanto, tantissimo, una crescita professionale importante, perché io sono partita da zero. Facevo la cameriera e qui sono diventata responsabile dei punti vendita, quindi questa città mi ha dato la possibilità di crescere, però credo ci sia un'appartenenza che va oltre. C'è l'appartenenza alla mia città, che rimane casa mia, e mi sembra ovvio volerci ritornare. Oggi con un bagaglio culturale molto più ampio e con un ruolo che magari mi può permettere di lavorare e di stare serena anche a casa mia".

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