Rinviata al 10 febbraio l’udienza per Alessia Pifferi, l’avvocata: “Sta male, non poteva essere presente”
È iniziato questa mattina, mercoledì 29 gennaio, il processo d'Appello a carico di Alessia Pifferi. La 39enne, non presente in aula perché malata, è stata condannata lo scorso 13 maggio in primo grado dalla Corte d'Assise di Milano all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi nel luglio del 2022. L'avvocata Alessia Pontenani ha chiesto il rinvio dell'udienza, mente la sorella di Pifferi, Viviana, ha detto che spera venga confermata la sentenza: "È sempre stata in grado di intendere e di volere", ha dichiarato prima dell'udienza, "non è stupida, è diabolica". la Corte d'Appello ha deciso di rinviare l'udienza al 10 febbraio.
L'Appello e le richieste della difesa
Dopo la sentenza di primo grado, l'avvocata Pontenani ha presentato ricorso in Appello. La legale, infatti, ha chiesto l'annullamento della sentenza di ergastolo e una nuova perizia psichiatrica per la sua assistita per valutarne un possibile ritardo cognitivo. Secondo la difesa, infatti, la 39enne "non voleva uccidere" la figlia: "Non c'è la prova del dolo eventuale, cioè del fatto che avrebbe accettato il rischio della morte della bambina. Questo non è stato dimostrato né dall'attività della Procura né dalle parole di Pifferi".
Prima dell'udienza, Pontenani ha parlato anche dell'inchiesta parallela che la vede indagata insieme ad altre sei persone a vario titolo per falso, falsa testimonianza e favoreggiamento. "Con quello che sta succedendo, non troverò mai un consulente anche se dovessero accordare la perizia", sostiene l'avvocata riferendosi al fatto che tra gli indagati c'è anche Marco Garbarini, consulente di parte della difesa di Pifferi, "indagare uno psichiatra che fa da consulente a un imputato, lo trovo di una gravità estrema. Spero che l'Ordine dei Medici intervenga".
La morte della figlia di Pifferi
Stando a quanto ricostruito dalle indagini, dal 14 al 21 luglio del 2022 Alessia Pifferi era rimasta a casa dell'allora compagno, in provincia di Bergamo. La 39enne avrebbe rassicurato l'uomo dicendo che la figlia si trovava al mare insieme a sua sorella, mentre in realtà era sola nell'appartamento. "A nemmeno 18 mesi è morta di fame e sete dopo sofferenze atroci e terribili", aveva detto il pm Francesco De Tommasi, "Pifferi avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per salvarla, ha detto solo bugie".
Secondo la perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise di Milano, Pifferi presenterebbe evidenti sintomi di mancanza di empatia, ma nessuna patologia psichiatrica. Il perito super partes, il dottor Elvezio Pirfo, aveva rilevato il sintomo dell'alessitimia, che "impedisce il passaggio delle emozioni", giudicando perà la 39enne capace di intendere e di volere al momento dei fatti.