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Rimprovera alcuni ragazzi perché facevano rumore sotto casa e viene massacrata: 55enne in ospedale

Li ha rimproverati perché stavano facendo troppo rumore sotto il suo palazzo ed è stata pestata a sangue. La vittima della violenta aggressione è una 55enne residente a Lecco: ieri sera è scesa per chiedere a un gruppo di ragazzi di fare meno rumore ed è stata picchiata con calci, pugni e anche con i caschi. Picchiato anche un altro inquilino del palazzo che era sceso per difenderla. Il branco è poi fuggito.
A cura di Francesco Loiacono
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(Immagine di repertorio)
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È bastato un rimprovero per far scattare una violenta aggressione nei confronti di una donna di 55 anni e di un uomo 40enne, entrambi residenti a Lecco. Nella serata di ieri, mercoledì 6 ottobre, la donna ha rimproverato alcuni ragazzi che si erano ritrovati nell'atrio del suo palazzo e a suo dire stavano facendo troppo rumore. Anziché spostarsi, o contestare civilmente la signora, per tutta risposta il branco ha iniziato a picchiarla con violenza, utilizzando calci, pugni e anche i caschi. Poi i giovani aggressori hanno trascinato in strada la 55enne, lasciandola ferita per terra. A niente è servito l'intervento di un altro inquilino del palazzo, il 40enne, che probabilmente allertato dal trambusto è sceso in strada e ha cercato di difendere la 55enne: anche lui, alla fine, è stato picchiato dal branco, che subito dopo la duplice aggressione si è dileguato facendo perdere le tracce.

La donna e l'altro inquilino sono finiti in ospedale in codice giallo

In corso San Michele del Carso, al civico 5, sono intervenuti i soccorritori del 118 e i carabinieri. L'equipaggio di un'ambulanza inviata in codice rosso dall'Azienda regionale emergenza urgenza ha soccorso i due feriti: sia l'uomo sia la donna hanno avuto bisogno di cure mediche ospedaliere e sono stati trasportati in ambulanza in codice giallo all'ospedale di Lecco. I carabinieri del comando provinciale di Lecco sono sulle tracce degli aggressori: stando a quanto ricostruito al momento non si tratterebbe di inquilini del palazzo, ma di ragazzi che avevano eletto il condominio a loro luogo di ritrovo, senza però nemmeno rispettare le più basilari norme della civica convivenza.

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