Rimpatriato prima della sentenza del tribunale: “Separato ingiustamente dal figlio piccolo”
Nella giornata di ieri, giovedì 2 novembre, è stato rimpatriato un ragazzo di 31 anni peruviano – le cui iniziali sono T.J. – che era entrato regolarmente sul territorio nazionale nel 2017. L'uomo, che non avrebbe alcun precedente e che avrebbe sempre provato a regolarizzarsi, il 9 ottobre è finito nel centro per il rimpatrio di via Corelli a Milano: "Nonostante abbia mostrato i suoi documenti a chi di competenza per spiegare che non doveva stare nel Cpr, è stato comunque trattenuto e adesso rimpatriato", spiega a Fanpage.it l'avvocata Simona Stefanelli.
La legale ha spiegato che l'uomo non ha alcun precedente e che, da quando è in Italia, ha sempre provato a regolarizzarsi. Durante la permanenza nel capoluogo meneghino, ha incontrato una ragazza: "I due si sono innamorati e hanno avuto un figlio".
A inizio ottobre, il 31enne è stato fermato ed è stato portato nel centro per il rimpatrio. Il ragazzo ha quindi consegnato all'ufficio immigrazione i documenti in suo possesso (passaporto e dichiarazione di ospitalità firmata dalla sorella), convinto che questi sarebbero bastati per impedirne il rimpatrio. In realtà, nei suoi confronti, è stato emesso un decreto di espulsione.
Appresa la notizia, l'avvocata ha presentato ricorso contro il provvedimento: "È stata fissata l'udienza, davanti al giudice di pace di Milano, per il 28 novembre".
Prima ancora di questa, il ragazzo è stato rimpatriato. Ci sono però diversi elementi che avrebbero dovuto impedire l'espulsione. L'uomo, infatti, ha una sorella che, come precisato dall'avvocata "ha cittadinanza italiana e vive a Milano. Il mio cliente viveva da lei prima del rimpatrio".
Questo è un elemento che, come spiegato da Stefanelli, dovrebbe impedire l'espulsione. Secondo l'articolo 19 lettera c del Testo unico sull'immigrazione, infatti, non può essere prevista per gli "stranieri conviventi con parenti entro il secondo grado o con il coniuge, di nazionalità italiana". L'articolo 14 c1 bis stabilisce inoltre che chi è in possesso di un passaporto o un documento in corso di validità e ha un domicilio, non dovrebbe essere espulso.
Nonostante questo il giovane adesso è tornato in Perù: "Non sa dove andare. È un ragazzo tranquillo che non potrà più vedere il figlio. Adesso la compagna e il figlio sono da soli, la sorella è disperata".