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Rimpatriati all’improvviso i primi orfani ucraini ospitati nella Bergamasca: “Hanno diviso fratelli e sorelle”

Due pullman si sono presentati davanti alla scuola di Sant’Omobono e hanno rimpatriato una prima parte di orfani ucraini che, da quanto è scoppiata la guerra, avevano trovato riparo a Rota d’Imagna, Bedulita e Pontida.
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Alla fine sono rientrati in Ucraina i gli orfani che, da oltre due anni, erano ospitati in alcuni comune della provincia di Bergamo per sfuggire alla guerra. Nella giornata di ieri è, infatti, partito il primo pullman da Pontida con direzione Kiev. Ha raccolto alcuni bambini che vivevano nei vari comuni che si erano dichiarati disponibili a ospitarli già da marzo del 2022: Rota d'Imagna, Bedulita e la stessa Pontida. E se il loro ritorno in patria era già stato oggetto di non poche polemiche, ancora di più lo è diventato viste le modalità del rimpatrio.

Il rimpatrio a sorpresa degli orfani ucraini

Nella giornata di ieri, venerdì 20 settembre, all'uscita da scuola i bambini hanno trovato due pulmini pronti ad aspettarli per riportarli, a prescindere dalla loro volontà, in Ucraina. "Erano le 12.30, i bambini sono usciti da scuola e noi eravamo appena stati informati. Abbiamo visto che parlottavano con qualche educatore e poi fra loro, e sono venuti a chiederci della partenza. Avremmo voluto dirglielo in un altro modo, ma non abbiamo potuto fare altro che confermare lì su due piedi sul marciapiede", racconta al Corriere della sera Diego Mosca, coordina del progetto educativo della scuola di Sant’Omobono.

Sì, perché il loro rientro in patria era stato annunciato ed era stato anche oggetto di non poche critiche soprattutto da parte di chi sosteneva che – per quanto l'Ucraina fosse il loro Paese – per dei bambini e degli adolescenti è sempre meglio stare quanto più lontani è possibile dalla guerra. Ma la data non era ancora nota e i pullman sono arrivati a sorpresa, da un momento all'altro. Neanche il sindaco ne sapeva nulla: soltanto due giorni prima gli era arrivata la conferma del rimpatrio, ma senza l'indicazione di quando questo sarebbe avvenuto.

"Ho fatto giusto in tempo a fare un saluto ai bambini e a scambiare due parole con il console ucraino", conferma Davide Cantù, che insieme agli altri sindaci si è tanto speso per quei bambini, soprattutto per far quadrare i conti del Comune nel sostenere le spese necessarie per ospitarli.

"Fratelli e sorelle sono stati divisi"

E come se non bastasse la partenza ha provocato una spedizione forzata fra fratelli e sorella. Alcuni sono ripartiti, altri invece sono ancora in Italia, a 2500 chilometri di distanza da quell'unica parte di famiglia che gli è rimasta. "Siamo tutti arrabbiatissimi per questo modo di fare, tutto di nascosto senza tener conto dei sentimenti dei bambini. Certo, ci saranno dei saluti con videochiamate, ma non saranno mai come un abbraccio", conclude Diego Mosca.

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