Rimborsopoli in Lombardia: Nicole Minetti patteggia, condanna confermata per Renzo Bossi
L'ex consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti ha patteggiato un anno e un mese nel processo di secondo grado relativo all'inchiesta "Rimborsopoli", che ha coinvolto esponenti sia del centrodestra che del centrosinistra, coordinata dal pubblico ministero Paolo Filippini, e cioè alle "spese pazze" nel periodo in cui era al consiglio regionale. Il suo patteggiamento è stato accolto dalla seconda Corte d'Appello di Milano. È stata inoltre confermata la condanna a due anni e mezzo per Renzo Bossi, il figlio dell'ex segretario della Lega Umberto Bossi. Il Tribunale ha però revocato la confisca disposta in primo grado.
Confermata la condanna al capogruppo della Lega in Senato
Sempre ieri sono state confermate le condanne a un anno e otto mesi per l'attuale capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, e un anno e mezzo per l'eurodeputato Angelo Ciocca. Condannati anche i deputati Jari Colla, Fabrizio Cecchetti e Ugo Parolo. Per tutti loro l'accusa era di peculato. Oltre a Minetti, hanno patteggiato altri dieci tra politici ed ex consiglieri regionali. Sempre Minetti, in continuazione con il processo Ruby Ter, ha assorbito 13 mesi e dovrà scontare in totale tre anni e e undici mesi.
L'inchiesta Rimborsopoli
I fatti contestati si sono verificati tra il 2008 e il 2012. La guardia di finanza, coordinata dalla Procura, era riuscita a sgominare un sistema basato su rimborsi illeciti per l'acquisto di prodotti personali. Nelle "spese pazze" infatti configuravano l'acquisto di Gratta e vinci, cene, banchetti di nozze e feste. Per non parlare anche di salumi, sigarette e viaggi: in totale sono stati rimborsati da Regione oltre tre milioni di euro. Tra le spese, di cui la consigliera aveva chiesto il rimborso c'era anche il libro "Mignottocrazia".