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Riforma sanità in Lombardia, si punta su un’unica azienda centrale: tre gruppi al lavoro

L’emergenza Coronavirus ha spinto Regione Lombardia a lavorare su delle modifiche al sistema sanitario. Secondo alcuni documenti diffusi in esclusiva da Radio Lombardia, sono tre i gruppi di lavoro impegnati nella riforma. Tutti propongono l’istituzione di un’azienda centrale sul modello veneto, modifiche alle Ats e Asst, al rapporto tra pubblico e privato e, infine, al ruolo dei medici di base.
A cura di Ilaria Quattrone
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Un'azienda sanitaria centrale, un nuovo rapporto tra pubblico e privato, un nuovo disegno delle Ats (Agenzie di tutela della salute) e delle Asst e più centralità per i medici di base. Sarebbero queste, secondo alcune indiscrezioni riportate in esclusiva da "Radio Lombardia", alcune delle linee guida per ridisegnare la sanità lombarda. Sulla riforma, pensata dopo la prima ondata di contagi da Coronavirus che ha colpito profondamente il territorio, secondo quanto riporta "Radio Lombardia" sono impegnati tre diversi gruppi che si sarebbero già incontrati due o tre volte: il primo è guidato dal vicesegretario generale per la riforma sanitaria Luigi Cajazzo (ex direttore generale del Welfare), il secondo è formato da un Think tank di esperti e il terzo da esponenti della Lega. La bozza della riforma, secondo quanto affermato nei giorni scorsi dall'assessore al Welfare Giulio Gallera, dovrebbe essere presentata tra fine anno e inizio anno nuovo. Stando alle proposte mostrate da Radio Lombardia, le modifiche sarebbero simili in alcuni punti alle idee proposte nei giorni scorsi dal Partito democratico lombardo e dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

La creazione dell'azienda centrale

Il punto principale sarà la creazione di un'azienda centrale sulla base del modello Veneto. Il gruppo guidato da Cajazzo vorrebbe un'azienda (chiamata Azienda Welfare nei documenti in possesso di Radio Lombardia) subordinata all'assessorato che assorbirebbe le funzioni delle Ats tramite succursali territoriali. Il pool di esperti invece parla di agenzia esterna o di un'unica Ats o di un rafforzamento del rapporto tra la direzione generale e l'assessore al Welfare. Il gruppo della Lega invece vorrebbe rendere il direttore generale dell'azienda Welfare l'unico responsabile della struttura tecnica. Questo dovrebbe inoltre agire in stretta collaborazione con l'assessorato. I leghisti propongono inoltre la creazione di tre direzioni generali vicarie: un polo ospedaliero, una medicina territoriale e sociosanitaria e sette direttori di Unità Operativa. Anche il Pd e Sala avevano parlato di un ente sul modello dell'AziendaZero in Veneto che potesse regolare i rapporti tra pubblico e privato, gli acquisti e l'innovazione tecnologica. Un'istituzione formata da tecnici che sarebbe – secondo il sindaco di Milano – molto più affidabile di un assessorato guidato da un politico senza competenze specifiche.

Il rapporto tra pubblico e privato

Un altro punto saliente è il rapporto tra pubblico e privato: il gruppo guidato da Cajazzo vuole rivedere le tariffe e sperimentarne di nuove come la modalità a pacchetto. I leghisti invece si avvicinano di molto alle proposte del Pd. La Lega infatti vorrebbe introdurre una premialità facendo dipendere i budget da obiettivi di cura e dalle valutazioni delle performance da parte dei pazienti. A questo aggiunge anche la riduzione delle liste di attesa. Anche il Pd infatti aveva sostenuto che il rapporto tra pubblico e privato non debba limitarsi all'accreditamento o alla singola prestazione, ma all'efficacia della cura nel tempo e al giudizio del paziente sulla qualità.

Il ruolo delle Ats e delle Asst

Modifiche radicali in vista anche per le Ats e le Asst. Nei documenti si legge che tra le proposte c'è quella di collocare i distretti, che fanno capo alle Ats, all'interno del polo delle Asst. Tra gli obiettivi c'è quello di ridisegnare i confini che – come evidenziato e proposto anche da Sala che chiede il ritorno a distretti più piccoli e vicini ai pazienti – spesso risultano troppo ampi. La Lega chiede inoltre di far istituire all'Azienda Welfare una sede per provincia dove potrebbero essere conclusi i contratti con gli enti che erogano servizi oltre a essere svolte funzioni di controllo e prevenzione.

I medici di base

Infine i medici di base. La Lega propone un cambiamento nell'orario di lavoro: sei giorni alla settimana e dodici ore al giorno. Per Sala e il Pd invece il ruolo dei medici di famiglia dovrebbe essere ridisegnato e riportato alle origini: il paziente dovrebbe essere curato soprattutto sul territorio così da farlo andare in ospedale il meno possibile evitando che, in caso di emergenza come quella Covid-19, il sistema collassi. Nei documenti invece questa prerogativa viene affidata alle farmacie che diventerebbero nuovi luoghi di cura dove assistere le persone insieme ai distretti sanitari.

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