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Riforma sanità in Lombardia, il consigliere Usuelli: “Nessuna riflessione sulle risorse umane”

Secondo il consigliere regionale di +Europa, Michele Usuelli, la nuova riforma della sanità non affronta il nodo cruciale del personale: “Aggiungendo strutture, senza togliere risorse umane dagli ospedali, dove lo prenderemo il personale per le case di comunità?”
A cura di Simona Buscaglia
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Secondo il medico e consigliere regionale di +Europa, Michele Usuelli, la più grande critica da muovere nei confronti della riforma della sanità, approvata ieri in consiglio regionale è questa: "Non c'è stata nessuna riflessione sulle risorse umane". Lo ha detto in un'intervista a Fanpage.it, analizzando i nodi esposti e la gestione dei fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Uno dei pilastri d'intervento della nuova riforma sembrerebbe la medicina territoriale, secondo lei si migliora rispetto a prima o no?

La mia preoccupazione è che hanno scritto di edilizia sanitaria sul territorio, di acquisti di macchinari per il territorio ma c'è un grande buco nero sulla gestione delle risorse umane sul territorio: chi ci mettiamo dentro le case di comunità? e come? Non ci sono solo i medici ma anche gli infermieri, il personale amministrativo, lo psicologo, il fisioterapista, la mediatrice culturale, tutte quelle figure del personale socio sanitario. Non viene disegnata una vera equipe multidisciplinare che faccia in modo che se ho un male alla spalla non debba andare al pronto soccorso. Rispetto ai medici di medicina generale, loro introducono un emendamento dell'ultimo minuto con gli ambulatori sociosanitari, senza ridurre il numero delle case della comunità, quindi accanto a queste ci saranno anche gli ambulatori: moltiplicano quindi i luoghi senza tenere conto delle risorse umane. Non c'è poi una chiara proposta per invogliare i medici a entrare nelle case di comunità dicendo ad esempio ‘se vieni qui non paghi l'affitto o hai la segretaria gratis'".

Si è parlato però di nuove assunzioni..

Di queste sbandierate assunzioni si sa poco: non si sa dove li prenderemo, forse dall'Uganda, perché quello che manca totalmente è un piano di visione che faccia sì che l'ospedale torni a essere un luogo per malati acuti e che progressivamente parte di questo personale si sposti sulle strutture del territorio perché una parte di pazienti non ci andrà più e quindi si liberano delle risorse umane. Siamo davanti a una riforma che aggiunge cose senza trasformare nulla, con un setting ospedaliero senza visione, dove le prendiamo queste persone? E i soldi per le risorse umane, che non sono previsti nel Pnrr, dove pensano di prenderli?

Ma queste risorse del Pnrr  vengono gestite nel modo giusto? Si poteva fare meglio? In cosa?

La prima preoccupazione quando, noi esperti della sanità, abbiamo saputo della grande quantità di soldi dedicati alla sanità nel Pnrr, era che questi soldi venissero spesi male e questa riforma non fa che aumentare questi timori. Nella legge poi non si dice quante case della comunità verranno costruite ex novo e quante invece saranno riabilitazioni di edifici sanitari già esistenti, quindi non lo sappiamo. Si parla di far diventare ospedale di comunità il San Paolo di Milano che fa da solo 85mila accessi di pronto soccorso all'anno, che fine faranno? Non ne sappiamo nulla

In merito alle liste d'attesa, i tempi si riducono o si allungano?

Sotto la bandiera della libertà hanno deciso che ogni azienda, nel pubblico e nel privato, adottasse il proprio software di prenotazione. Peccato che non sono, nella maggior parte dei casi, connessi tra loro quindi chi risponde al Cup non ha in mano in realtà tutte le agende degli ospedali lombardi, ma solo di una parte. Sostanzialmente il Cup non esiste e questo attiene alla gestione della partecipata pubblica, che adesso si chiama Aria, su cui, al di là dell'unico momento di autocritica fatto togliendogli la gestione per le prenotazioni dei vaccini dandole a Poste, non c'è stato nessun segno di discontinuità. Non si è risolto il nodo informatico quindi così non si risolvono le liste d'attesa

Ma quindi se questa riforma ci fosse stata durante la prima ondata del Covid si avrebbero avuti gli stessi morti?

Diciamo così: se non fosse stata desertificata la sanità territoriale così come non è avvenuto altrove avremmo avuto un po' di argine prima dell'ospedale che avrebbe funzionato molto meglio. Ora bisogna vedere a riforma implementata come sarà. La mia valutazione è che è fatta male, soprattutto nella gestione delle risorse umane, quindi non vedo delle grosse differenze rispetto a prima

Sul rapporto pubblico e privato si interviene nel modo giusto o le prestazioni più onerose rimangono sempre a carico del pubblico e quelle remunerative a carico del privato?

Noi chiedevamo che le procedure di accreditamento le prendesse in mano l'assessorato, perché adesso a negoziare con l'amministratore delegato del privato ci va il direttore di Ats, che ha le spalle più piccole. L'assessore sanità, nella mia idea, dovrebbe dire ‘ok ti dò un tot di letti di cardiologia che sono remunerativi e farai un guadagno X ma a questo punto però mi apri anche il reparto di geriatria che ti fa guadagnare poco però mi serve'. Così dovrebbe funzionare".

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