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Rider costretti a cedere i guadagni ai loro sfruttatori: cos’è il “caporalato digitale”

Durante gli accertamenti dei carabinieri a Milano, e in altre città d’Italia, su 823 rider 92 lavoravnao con l’account di un’altra persona a cui cedevano il gran parte dei guadagni.
A cura di Giorgia Venturini
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A Milano, tra luglio e ottobre 2022, i carabinieri hanno scoperto casi di "caporalato digitale" attraverso l'illecita concessione di account. Durante gli accertamenti di ieri sera venerdì 24 marzo – che si sono svolti anche in altre città d'Italia – su 823 rider, tutti lavoratori stranieri e sottoposti agli accertamenti dei militari, 92 lavoravano con l'account di un'altra persona a cui cedevano il gran parte dei guadagni della giornata mentre loro intascavano solo l'11 per cento. E ancora: 23 servizi sono stati svolti da persone irregolari sul territorio italiano. Ma cos'è il "caporalato digitale"? E perché si sta sviluppando sempre di più a Milano?

I controlli dei carabinieri a Milano

I controlli dei carabinieri nella serata di ieri venerdì 24 marzo avevano infatti come obiettivo quello di individuare possibili situazione di sfruttamento lavorativo "realizzato attraverso la cessione delle credenziali di accesso alle piattaforme di food delivery per l’esercizio dell’attività di ciclo fattorino (più comunemente conosciuti come “rider”)". I controlli sono stati eseguiti dal Comando dei carabinieri per la Tutela del Lavoro e dai vari Comandi provinciali dell'Arma per tutta Italia: nel mirino ci sono le informazioni sull’orario di lavoro, modalità di retribuzione, mezzi utilizzati, condizioni d’igiene e sicurezza ed altro.

Dalle indagini è emerso che fino al 2019 la concessione dell'account non aveva fini illegali: le credenziali venivano messe a disposizione ad altri rider quelle volte in cui, non volendo essere sloggato o penalizzato nel ranking, i veri intestatari non potevano svolgere personalmente il servizio, a causa magari di  infortuni, malattia, rientro in patria per gli stranieri. Questi prestavano così il proprio account senza pretendere alcun beneficio economico in cambio. O almeno fino allo scoppio della pandemia.

Cos'è il caporalato digitale

Dopo lo scoppio della pandemia è cresciuto sempre di più il business illecito denominato "caporalato digitale" – che si manifestava attraverso l'illecita cessione di account – a causa dell'aumento della domanda sui servizi di delivery. Le piattaforme di App Delivery hanno quindi proceduto a reclutare telematicamente un numero considerevole di nuovi rider. "Il traffico illecito avviene tramite cessioni di account con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera".

Stando a quanto precisano i carabinieri, "gli account sarebbero registrati sulle piattaforme anche tramite l’utilizzo di documenti falsi e, successivamente ad avvenuto accreditamento, ceduti al rider che materialmente effettua la prestazione previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero da parte del caporale". In altre parole: l'account e il servizio di consegna viene fatto da altri rider e non quindi dai proprietari dell'account. Quest'ultimi però pretendono una quota percentuale del guadagno giornaliero.

Chiusi gli account in cessione

Nei controlli di una sera 92 rider sono risultati lavoratori al servizio dei veri proprietari dell'account a cui avrebbero dovuto cedere una grande fetta dei guadagni della sera. Si è poi proceduto al sequestro o fermo amministrativo di 22  mezzi non ritenuti idonei alla circolazione stradale" in quanto non conformi alla normativa di settore e pericolosi per la salute e l’integrità fisica del rider". Al termine degli accertamenti gli account in cessione sono stati eliminati così da impedire altri guadagni illeciti.

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