“Ridacci 31.000 euro”: l’Asst Lodi chiede indietro gli stipendi agli ex dipendenti malati di tumore
Ha lavorato per quasi un quarto di secolo per l'Asst di Lodi. Si è ammalata di tumore, ha chiesto la mobilità (negata) e poi le è stato concesso di rimanere a casa con lo stipendio pieno prima di avviare le pratiche per il prepensionamento. Ora, lo stesso ospedale che lei ha ritenuto la sua seconda casa per oltre 24 anni, le chiede indietro 31.000 euro di stipendio "indebitamente erogati" nel periodo compreso tra il 2008 e il 2016. La mancata delicatezza umana dell'Asst però non si è limitata al semplice chiedere indietro soldi che lei stessa aveva accordato a Maria, ex logopedista dell'ospedale di Lodi, le ha posto condizioni ben precise: sono tutti da restituire entro due settimane dalla ricezione della raccomandata, su cui, in fondo, c'è scritto anche l'Iban a cui bonificare la cifra. Solo una seconda raccomandata bloccava la richiesta di pagamento al fine di trovare "un accordo" dopo un confronto previa telefonata direttamente dall'Azienda socio sanitaria territoriale. Fanpage.it ha intervistato Maria.
Le hanno fatto sapere più qualcosa?
No, ho provato a telefonare anche io ma mi hanno risposto che si sarebbero fatti sentire loro. Per il momento nessun segnale.
Aveva già pagato qualcosa prima della seconda raccomandata?
Assolutamente no e non intendo nemmeno trovare l'accordo che cercano loro: quei soldi non glieli devo rendere.
Ci racconta la sua storia?
Mi sono ammalata nel 2002. Ho un tumore endocrino all'ipofisi che ha poi scaturito l'acromegalia, una malattia cronica e degenerativa da cui non si può guarire. Per questo motivo faccio le cosiddette terapie salvavita più ulteriori controlli ed esami.
Come si è comportata quando ha scoperto il suo male?
Quando mi sono ammalata ho comunicato all'Asst il mio stato di salute, cominciando a prendere dei periodi di malattia non continuativi per potermi curare. Successivamente sono stata operata e dopo qualche mese sono rientrata, ma purtroppo nel 2010 il tumore si è ripresentato a causa di una recidiva. Lì sono stata sottoposta a radiochirurgia che però, purtroppo, non è andata bene: di conseguenza il tumore è sempre qui con me e cerchiamo di tenerlo a bada con le cure.
Quindi l'Asst era al corrente della sua situazione sin da subito?
Sì, ho anche chiesto di aiutarmi con una mobilità perché non riuscivo più a fare Milano-Lodi avanti e indietro tutti i giorni ma non me l'hanno concessa. Al contrario, mi hanno suggerito di chiedere la pensione di inabilità lavorativa: così, comunque, non è andata, perché io percepisco la pensione minima.
Perché le chiedono indietro i soldi degli stipendi?
Perché loro sostengono che i certificati medici da me presentati non sono validi. Eppure li ha firmati il mio medico curante. Da quando è arrivata la raccomandata non dormo più la notte.
Siete in tanti ad aver ricevuto la richiesta dell'Asst?
Che io sappia, siamo una trentina. E visto che siamo quasi tutti ex dipendenti, alcuni di noi purtroppo è morto. L'Asst però ha mandato la medesima raccomandata ai suoi eredi che ora si trovano a dover restituire gli stipendi dei genitori che si erano ammalati di tumore.
L'Asst Lodi dice che la richiesta degli stipendi è un atto dovuto
In merito alla vicenda, l'Asst Lodi ha fatto sapere che "la direzione precisa di essere stata messa a conoscenza della situazione il 15 marzo 2021 e di non aver potuto fare altro che procedere alla richiesta di recupero delle somme poiché oramai si trattava di atti dovuti non ulteriormente procrastinabili". Secondo l'Asst, "la vicenda si riferisce a fatti che risalgono a diversi anni addietro, già oggetto di segnalazione alla Procura Regionale della Corte dei conti nel febbraio 2019 da parte della direzione amministrativa, richiamando ritardi e responsabilità di chi era all’epoca competente". Quindi, "l’amministrazione dell’azienda aveva inoltre già completato l’istruttoria e richiesto anche più di un parere legale per accertare l’illegittimità della condotta amministrativa che aveva dato luogo al pagamento di una parte di retribuzioni non dovute. Di conseguenza l’intervento di recupero intrapreso dall’azienda, in quanto pubblica amministrazione, rappresenta solo un atto dovuto, per non incorrere in ulteriori danni, accresciuti dal ritardo".