Richiedenti asilo rigettati dalla Questura di Milano: “Così rischiano di essere rimpatriati ingiustamente”
Per giorni e notti attendono il loro turno fuori dalla Questura di via Cagni 15 di Milano. Sono decine e decine di migranti, si accampano nel parchetto di fronte e dormono. Aspettano ore e giorni. Attendono il loro turno per entrare in Questura e presentare la richiesta per richiedenti asilo. Devono fare il primo accesso, che non è su appuntamento.
Non si tratta di ottenere lo status di rifugiato politico e quindi il permesso di soggiorno, ma soltanto di poter fare domanda e avere in cambio la documentazione che attesti di essere richiedenti asilo. Senza questa, invece, queste persone risultano irregolari in Italia e rischiano di essere rimpatriate, anche se realmente in pericolo nel loro Paese.
"Ma io non voglio tornare in Salvador, ci sono le gang. E c'è la mafia. Non è un posto sicuro", spiega ai microfoni di Fanpage.it uno dei migranti in coda. "Sono qui da quattro notti e quattro giorni", aggiunge un altro. "Spero di poter entrare oggi".
La denuncia dell'associazione Naga
Il primo accesso viene fatto presentandosi al mattino, ma vengono svolte solo una decina di pratiche al giorno. Poche, troppo poche. Tra i motivi quello che mancano i mediatori culturali. Alcune attiviste del Naga, un'associazione di Milano che aiuta i migranti, hanno raccontato a Fanpage.it le difficoltà che vivono quotidianamente i richiedenti asilo: "Se la Questura organizzasse il tutto su appuntamento, eviterebbe questa scelta estrema di dover dormire in un parchetto accampati", precisa la volontaria Silvia Rossi.
Mancano mediatori culturali e interpreti
E poi aggiunge: "La soluzione non è farli stare qui come delle bestie. Aumentano le richieste ma purtroppo gli operatori interni sono sempre quelli. è importante entrare perché finché non sono entrati, sono irregolari sul territorio".
Come è possibile che accadano cose simili a Milano? "Purtroppo è possibile – precisa Silvia Rossi -. Il numero dei richiedenti è aumentato, gli ingressi sono contingentati". Un problema spesso che si presenta per i richiedenti asilo del Sud America.
Mancano i mediatori culturali e gli interpreti. "Qua è peggio che in Brasile. In Brasile è più bello. Ti danno un numero, qua a Milano è tutto più complicato. Entrano dieci persone e basta. Dormiamo aperto tutti i giorni", conclude un migrante a Fanpage.it.