Rho, carabinieri rubano 11.000 euro ad uno spacciatore arrestato e finiscono in manette
Un vice brigadiere e un appuntato dei carabinieri di Rho sono agli arresti domiciliari. I due sono accusati di appropriazione indebita, falso ideologico, accesso abusivo a sistema informatico, frode in processo penale e depistaggio. In sostanza, le accuse mosse dai pm ai due militari si configurano in una sottrazione di circa undicimila euro dalla casa di uno spacciatore arrestato, per poi rimetterceli nel timore di essere scoperti, e nella cancellazione di due frasi in alcune intercettazioni che avrebbero potuto comprometterli.
Le intercettazioni: Hanno preso i soldi, hai visto che ladri?
Come riportato dal Corriere della sera, i fatti risalgono al 2017, quando a Stezzano, paese in provincia di Bergamo, i carabinieri della compagnia di Rho riescono a bloccare ed arrestare uno spacciatore al termine di un inseguimento concitato. All'uomo vengono sequestrati 250 chilogrammi di marijuana ma, nel verbale, avrebbero dichiarato di non aver trovato nulla di rilevante all'interno dell'abitazione dell'arrestato una volta perquisita. Ma successivamente la moglie dello spacciatore, un cittadino marocchino, chiama in caserma avvisando di non trovare più 11.000 euro, custoditi dalla coppia proprio in casa. Allora, i due militari le fanno sapere di essersi sbagliata ma vengono presi in contropiede da un'intercettazione telefonica tra la donna e il marito che dal carcere, con un cellulare, la chiama, commentando il presunto furto: "Hai visto che ladri che sono?", riferendosi ai militari.
La cancellazione di parte della trascrizione e la restituzione del denaro
Così, i due iniziano a temere di poter essere scoperti e chiedono al pubblico ministero di poter tornare a casa dell'arrestato per un nuovo sopralluogo ricevendo un no in risposta. Allora, inventano di aver incontrato la donna per caso offrendosi di aiutarla a cercare gli undicimila euro spariti e trovarli insieme a lei all'interno delle mura domestiche. L'ultimo problema da risolvere, a quel punto, sarebbe stato rappresentato dall'intercettazione. Per questo motivo uno dei due militari avrebbe modificato parte della trascrizione, rimuovendo le frasi che avrebbero potuto incriminarli.
L'inchiesta del pm e la versione del legale: Accusa fondate su deduzioni
Storia che sarebbe potuta emergere già nel 2018 da una colorita segnalazione, contro colleghi «tutti sporcaccioni» che avevano voluto «insabbiare», firmata da un altro militare: che però ne aveva ricavato un processo disciplinare, una denuncia alla Procura militare di Verona per insubordinazione (assolto), e un trasferimento. Certo, la cronologia delle attività sulle trascrizioni può essere sempre controllata ma serve un motivo valido. Motivo che ha avuto il pubblico ministero Cristiana Roveda, ascoltando le lamentele dell'arrestato che non si ritrovava in quanto trascritto, oltre ad un esposto anonimo del febbraio 2019 e il ripescaggio di una segnalazione di un terzo carabiniere che nel 2018 aveva suggerito che alcuni colleghi volessero insabbiare una vicenda che li riguardasse. Il terzo militare aveva però rimediato un richiamo disciplinare e un trasferimento. Contattata dal Corriere, la legale dei due militari, Francesca Lisbona, assicura che "sono accuse fondate solo su deduzioni".