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Resta in carcere Alessia Pifferi: “Volevo un futuro con il mio compagno, così ho scelto lui e non Diana”

Alessia Pifferi aveva deciso di abbandonare la figlia e di raggiungere il compagno: la paura della fine della sua relazione con il compagno era uguale a quella di perdere la figlia. Ha scelto di lasciar morire la piccola Diana.
A cura di Giorgia Venturini
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Resta in carcere Alessia Pifferi. Il giudice per l'indagini preliminari ha deciso per la convalida del fermo e disposto la misura cautelare nella casa circondariale di San Vittore a Milano per la donna che ha abbandonato per sei giorni la figlia di 16 mesi a casa da sola. Una volta tornata la piccola era morta di stenti. Oltre la reclusione in carcere, il gip ha escluso la premeditazione – come aveva richiesto il pubblico minitero Francesco De Tommasi che indaga sull'accaduto – riconoscendo l'aggravante però per futili motivi. La donna infatti aveva deciso di abbandonare la figlia e di raggiungere il compagno nella Bergamasca. Neanche quando dopo tre giorni dalla partenza era tornata a Milano era passata da casa.

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Il legame di dipendenza dal compagno

Per il pubblico ministero, così come confermato dal gip, Alessia Pifferi era consapevole che la bimba sarebbe morta. Ha quindi voluto l'omicidio: ha accettato il rischio ed era consapevole che lasciare la piccola senza acqua e cibo, oltre che alla temperatura di 30 gradi in casa, avrebbe portato alla sua morte. Il giudice, dopo aver sentito la donna durante l'interrogatorio di convalida, ha sottolineato – come precisa il Corriere della Sera – il legame di "dipendenza psicologica" con il compagno: la donna ha preferito "anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell’inflizione di enormi sofferenze alla bimba". Sembrerebbe infatti che la donna avesse paura della fine della relazione con il compagno, mentre voleva a tutti i costi un futuro con lui. "Per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare morire", avrebbe riferito l'indagata al giudice.

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La donna dice di avere avuto paura per la figlia

La donna lascia così la piccola a casa da sola con solo del latte vicino al lettino dove era sdraiata per raggiungere il compagno a Bergamo. Dopo due giorni ritorna a Milano per degli affari dell'uomo ma decide di non passare a casa per vedere come sta la piccola: all'uomo racconta che la figlia è al mare con la sorella.  "Quando cominciavano a passare più giorni del solito, ho cominciato ad avere concretamente paura che la bambina morisse, ma comunque mi auguravo che non succedesse", come riferisce la donna al gip e riporta Il Corriere della Sera. "Era una specie di speranza, un po’ era il pensiero che magari le cose che le avevo lasciato le bastassero". La paura di perdere il compagno era uguale a quella di perdere la figlia: ha deciso di pensare al suo futuro con l'uomo. Quando mercoledì mattina rientra in casa però era ormai troppo tardi: ha chiamato i vicini che hanno chiamato i soccorsi, ma per la piccola ormai non c'è stato più nulla da fare.

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