Respinto il ricorso del nonno di Eitan: il bambino torna in Italia
La Corte Suprema israeliana non ha accettato il ricorso del nonno di Eitan che si era opposto alla prima decisione del giudice sul ritorno in Italia del piccolo, unico sopravvissuto alla stage del Mottarone. Lo rende noto la famiglia: tra pochi giorni Eitan sarà dunque in Italia. Nonostante una prima sentenza a favore del rientro a Pavia del bambino, la Corte aveva sospeso tutto dopo che il nonno aveva presentato il ricorso. Allora il giudice era stato costretto a sospendere l'esecutività della decisione del Tribunale. "La famiglia è determinata a continuare la battaglia in ogni modo possibile nell’interesse di Eitan, il suo benessere e il diritto a crescere in Israele come i suoi genitori si augurano", aveva precisato il portavoce della famiglia paterna subito dopo la prima sentenza.
Peleg: Israele ha rinunciato oggi a un bambino ebreo
Oggi è arrivata la conferma: Eitan sarà di ritorno in Italia entro il 12 dicembre. Subito dopo la decisione della Corte la famiglia Peleg ha tenuto invece a precisare che "lo Stato di Israele ha rinunciato oggi ad un bambino ebreo, suo cittadino indifeso senza che la sua voce venisse ascoltata, per farlo vivere in terra straniera lontano dalle sue radici, dalla sua famiglia amata, da dove sono sepolti i suoi genitori e suo fratello minore". E poi ha ribadito ancora una volta: "Continueremo a combattere – ha aggiunto – con ogni modo legale per riportalo in Israele. Facciamo appello alle autorità italiane per riesaminare l'affidamento". Passa infatti ora al Tribunale di Pavia la decisione, in un processo civile, sull'affidamento del piccolo Eitan.
Il nonno ha violato la Convezione dell'Aja
Il giudice durante l'udienza, che ora ha portato alla conferma del ritorno in patria di Eitan, non ha fatto alcun riferimento al mandato d'arresto emesso nei confronti di Shmuel Paleg, che dovrà rispondere di rapimento di minori in una sede giudiziaria. In Israele si sono discusse solo le questioni civili legati alla Convivenza dell'Aja, un accordo internazionale firmato anche sia da Italia che Israele che disciplina in caso di rapimento di minori: il piccolo infatti era stato portato in Israele lo scorso 11 settembre all'insaputa della zia paterna, unica tutrice legale riconosciuta dal Tribunale. Il giudice della Corte Suprema, Alex Stein, ha ricordato infatti il principio base della Convezione dell'Aja: ovvero "tolleranza zero verso i rapimenti ed evidenzia la necessita' di una restituzione immediata". E poi ha sottolineato: "Non è discutibile che il luogo normale di vita del minore sia in Italia dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza".
In Italia il nonno dovrà rispondere davanti al giudice di rapimento
Toccherà invece al Tribunale italiano esprimersi sul comportamento del nonno Shmuel Peleg nei cui confronti la Procura di Pavia ha emesso un mandato di cattura internazionale. Secondo la Procura italiana il nonno ha agito seguendo un "progetto criminoso": insieme al suo complice Gabriel Alon Abutbu, anche lui in arresto ma ora già rilasciato, ha pianificato tutto contando sui presunti trascorsi militari di entrambi. Tutti e due infatti hanno organizzato nei minimi dettagli: si sono serviti di auto a noleggio e utenze telefoniche estere. Ora il nonno e il complice dovranno difendersi dall'accusa di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minori all'estero, oltre che di inosservanza dolosa di provvedimento del minore e della zia paterna Aya Biran Nirkom, unica tutrice legale di Eitan. Infine, sul piano civile sempre in Tribunale in Italia verrà discussa la causa sull'affidamento. E qui la famiglia paterna e quella materna si troveranno ancora a contendersi il nipote in sede legale.