Resa dei conti nella maggioranza in Lombardia, Gallera attacca la Lega: “Non era colpa mia”
C'è un clima da "resa dei conti" nella maggioranza in Lombardia all'indomani della decisione, da parte di Attilio Fontana, di azzerare di fatto i vertici di Aria, società che sta gestendo tra mille polemiche la vaccinazione anti Covid. Accuse incrociate, vecchie ruggini che riesplodono, ex assessori che decidono di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. È il caso, quest'ultimo, di Giulio Gallera, plurivotato consigliere regionale di Forza Italia che ai primi di gennaio era stato sostituito da Letizia Moratti al Welfare, dopo lunghi mesi di polemiche.
Gallera: Aria, voluta da Caparini e dalla Lega, si è dimostrata non efficiente
In un'intervista al quotidiano "La Stampa" Gallera ha potuto usare il caos legato ad Aria per dire di "non aver nulla da rimproverarsi" e che "l'unico problema oggettivo" che ha avuto, legato ai vaccini antinfluenzali, è stato dovuto alla società regionale "che aveva sbagliato completamente il percorso di acquisizione". E Aria, "fortemente voluta dall'assessore Caparini e dalla Lega – aggiunge Gallera – si è dimostrata una realtà non efficiente e al di sotto delle aspettative. Il management non si è dimostrato all'altezza".
Carretta: Con Aria si è creato un carrozzone ingovernabile
L'ex assessore di Forza Italia consuma così una vendetta politica che aspettava da mesi. Lo fa attaccando l'ex collega Caparini, che come spiega il consigliere regionale di Azione Niccolò Carretta a Fanpage.it "è il vero deus ex machina" dietro la creazione di Aria, società regionale nata nel luglio del 2019 dalla fusione di due precedenti partecipate di Palazzo Lombardia, Arca e Lombardia informatica. "L'intenzione di Caparini era quella di eliminare i rami secchi – spiega Carretta – ma in realtà si è creato un carrozzone ingovernabile", a cui dopo un anno si è aggiunta anche un'altra società regionale, Infrastrutture lombarde spa.
Il centrodestra è arrivato al capolinea
Sul clima da resa dei conti nella maggioranza Carretta aggiunge: "Penso sia ormai evidente a tutti che il centrodestra è arrivato al capolinea. Dopo oltre 20 anni prima con Formigoni, poi con Maroni e ora con il debole Fontana la maggioranza ha mostrato la sua incapacità di rinnovare la sua classe dirigente. Il destino politico della Regione è ormai segnato – conclude Carretta -. Fontana è al capolinea e ormai ‘spento', nella maggioranza sono partiti i ‘lunghi coltelli'": che sia nel 2023 (data di naturale scadenza della giunta) o prima, noi come opposizione dobbiamo farci trovare pronti e unire le forze per una Lombardia nuova che parli anche a chi ha votato il centrodestra in passato ed è rimasto deluso. E ora credo che siano tanti i cittadini lombardi che si sono resi conto di cosa voglia dire sprecare il proprio voto".
Tensioni anche con Fratelli d'Italia
La pandemia prima e la campagna vaccinale poi sono stati sicuramente due improbi banchi di prova per la giunta della regione più colpita dal virus. Gli ultimi errori in una fase fondamentale come quella della vaccinazione contro il Covid rischiano di far deflagrare tutte le tensioni presenti nella maggioranza. Tensioni che gli ingressi in corsa di Letizia Moratti e del super consulente Guido Bertolaso hanno reso evidenti anche all'esterno di Palazzo Lombardia e del Pirellone: le loro critiche pubbliche e via social ad Aria, che hanno aperto la strada all'azzeramento della società regionale, sono state mal digerite all'interno del Carroccio. Ma le tensioni riguardano tutte le forze di maggioranza e la riprova arriva da una dichiarazione di Daniela Santanché, coordinatrice regionale di Fratelli d'Italia, secondo cui il suo partito "non viene coinvolto quando ci sono decisioni da prendere", come nel caso Aria: "Il partito si mette a disposizione nel momento più difficile perché vuole lavorare per il bene dei lombardi, ma deve essere messo nelle condizioni di farlo", aggiunge la Santanché. "C'è un'aria da fine impero", sintetizza il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati, giocando proprio sul nome della società che rischia di diventare il casus belli tra i partiti di maggioranza lombardi.