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Regione Lombardia, presentato un referendum popolare per abrogare la riforma sanitaria: i tre quesiti

Un referendum per abrogare tre punti della riforma sanitaria è stato presentato a Regione Lombardia: al centro della proposta c’è il rapporto pubblico-privato nella sanità.
A cura di Giorgia Venturini
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In Regione Lombardia è stato presentato un referendum popolare per abrogare tre punti della riforma sanitaria. Al centro della proposta c'è il rapporto pubblico-privato nella sanità, considerato uno dei principali punti di criticità del sistema regionale. Il referendum è stato depositato da oltre 100 elettori promotori, supportati da Medicina Democratica, Cgil e Spi Cgil, Acli e Arci. Ecco cosa chiedono i tre requisiti presentati nel referendum. A spiegarli è il presidente nazionale di Medicina Democratica Marco Caldiroli in una nota stampa.

Cosa prevede il referendum presentato in Regione Lombardia

"I quesiti riguardano – spiega il presidente Marco Caldiroli – infatti, la equivalenza pubblico-privato e la estensione delle funzioni e dei servizi che il pubblico può delegare al privato rispettivamente da parte delle Ats e delle Asst. L’abrogazione di questi passaggi ha l’obiettivo di riportare al pubblico la funzione di programmazione, di controllo pieno della erogazione dei servizi a partire da quelli di prevenzione, garantendo universalità di accesso, gratuità e partecipazione".

Parole supportate anche dagli altri promotori del referendum, come Federica Trapletti, segretaria regionale Spi-Cgil: "Il referendum è uno degli strumenti a cui intendiamo ricorrere per innescare un cambiamento nel sistema sanitario lombardo. Si inserisce nel percorso avviato unitariamente 4 anni fa che ci ha visto presentare piattaforme, scioperare e mobilitarci insieme a migliaia di cittadini. Oggi più che mai è necessario incrementare le risorse e rafforzare la sanità pubblica per garantire un servizio sanitario veramente universalistico".

Arci: "Ridurre le disuguaglianze nella sanità"

Tra le idee proposte quella di "ridurre i finanziamenti alle strutture private aumentando quelli alle strutture pubbliche per evitare che, con l’avanzata del privato dentro il Servizio Sanitario Regionale, il cittadino sia privato dell’assistenza sanitaria. Se il pubblico finanzia il privato, deve poi controllarne l’operato", come spiega Vittorio Agnoletto responsabile dell’Osservatorio Salute.

Interviene anche il presidente regionale Massimo Cortesi di Arci Lombardia precisando che "da molto tempo raccogliamo istanze preoccupanti sullo stato della sanità lombarda attraverso la nostra rete di circoli e di nostri sportelli sociali. Pensiamo, con questa proposta, di ridare una centralità pubblica alla tutela della salute delle persone come previsto dall’articolo 32 della Costituzione: centralità che non andrà a creare discontinuità delle attività delle strutture sanitarie e dell’integrazione delle strutture private e del privato sociale ma abbiamo la convinzione che potrà ridurre le disuguaglianze oggi in preoccupante fase espansiva".

Infine la parola a Andrea Villa, presidente Acli Milano: "Vogliamo affermare la necessità che l’istituzione pubblica riprenda la funzione di analisi dei bisogni dei cittadini lombardi e della programmazione dei servizi sanitari. Come ad esempio su quali specialità, su quali servizi di pronto soccorso o di lunga degenza è importante investire in ogni territorio: un ruolo di programmazione che non può essere demandato al privato che persegue logiche di maggiore redditività. Immaginiamo un sistema sanitario a regia e programmazione pubblica che veda ancora nella gestione dei servizi sanitari, le aziende ospedaliere pubbliche, quelle private convenzionate e quelle del privato sociale, in una logica di vera sussidiarietà, di cui anche il mondo cattolico è oggi un protagonista".

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