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Regione Lombardia condannata per discriminazione: non può dare bonus solo a chi è residente da almeno 5 anni

La Regione è stata condannata dal Tribunale di Milano a modificare una delibera che prevede il requisito dei 5 anni di residenza in Lombardia per richiedere il bonus per gli assistenti familiari.
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Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso presentato da alcune associazioni contro Regione Lombardia, che intendeva limitare l'accesso ad alcuni aiuti economici esclusivamente alle famiglie residenti nel territorio da almeno cinque anni. Secondo il giudice Franco Caroleo, il requisito inserito nel bando n. 914 del 3.12.2018 dalla giunta guidata da Attilio Fontana è discriminatoria. E quindi ora andrà immediatamente modificata.

Il bando di Regione Lombardia

Il bando, che risale al dicembre del 2018 e che è stato rinnovata di anno in anno fino al 2022, prevede l'erogazione da parte della Regione di un bonus alle famiglie bisognose che necessitano di avvalersi dell'aiuto dei cosiddetti assistenti familiari per prendersi cura di un familiare con disabilità. Fondamentalmente quello che la giunta Fontana ha voluto fare è dare un contributo a chi deve assumere un badante ma non può permettersi facilmente di pagarlo.

Un'iniziativa che sicuramente può rivelarsi utile per molte famiglie in difficoltà e che, al contempo, contrasta l'assunzione in nero degli assistenti familiari. Ma per poter presentare la richiesta di questo bonus uno dei requisiti fondamentali (e quindi imprescindibile) è che chi assume il lavoratore deve essere residente in Lombardia da almeno cinque anni. Altrimenti non ha diritto al bonus, anche se è in difficoltà economica e se ha un parente anziano e/o disabile.

La condanna per discriminazione

Il requisito della residenza quinquennale è però diventato oggetto di un ricorso da parte dell'Associazione degli Studi Giuridici sull'Immigrazione e degli Avvocati per niente, che lo ritenevano discriminatorio in quanto limitava la platea di persone che potevano accedere al bonus in base a una prerogativa del richiedente che nulla aveva a che vedere con la finalità dell'aiuto previsto dalla Regione. Ora il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso e ha condannato la Regione a modificare immediatamente la delibera e a riaprire il bando senza quel requisito discriminatorio.

"È almeno la quinta volta – ha commentato l’avvocato Alberto Guariso di ASGI – che la Regione viene condannata per aver inserito il requisito della pregressa residenza prolungata per accedere a prestazioni per la famiglia, per l’accesso alla casa o per l’assistenza alle persone disabili. Sarebbe forse ora di abbandonare questa pretesa e fare ciò che la legge e i giudici indicano, cioè distribuire le prestazioni ai residenti, sulla base del bisogno e non sulla base degli anni trascorsi in Regione che non possono essere  motivo per aver diritti o precedenze”.

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