Rapina da un milione di euro nel laboratorio orafo a Milano: un colpo studiato nei minimi dettagli
È stato un colpo studiato nei minimi particolari quello messo a segno da una banda di cinque persone ieri al laboratorio orafo Trafilor in zona Cimiano a Milano. Sapevano dove e come agire per portare via un bottino da un milione di euro. Stando a quanto riferisce a Fanpage.it la Squadra Mobile, diretta da Marco Calì, i rapinatori hanno fatto irruzione con il volto coperto da maschere di gomma, hanno indossato i guanti e sapevano che all'interno del laboratorio non c'erano telecamere di video sorveglianza. Insomma, dei veri professionisti.
Dipendenti legati e minacciati
Stando a una prima ricostruzione di quanto accaduto, i rapinatori hanno aspettato l'apertura del laboratorio avvenuta verso le 8 appena prima di fare irruzione. Una volta all'interno hanno legato i dipendenti: dalla Mobile precisano che seppur non c'è stata violenza e i dipendenti sono stati legati e imbavagliati in modo da potersi comunque liberare, il personale è stato sotto minaccia per quasi due ore. I rapinatori infatti erano armati e hanno minacciato le loro vittime fino a quando non è arrivata la proprietaria, l'unica in grado di aprire la cassaforte, verso le 9.50 e portato via il bottino da un milione di euro. Una volta usciti i dipendenti si sono liberati e hanno chiamato la polizia. Subito sono state avviate le indagini che richiederanno tempo per risalire agli autori della rapina: si trattano di professionisti che non hanno lasciato nessuna impronta e che dunque la loro identificazione non sarà così facile.
I rapinatori professionisti che svaligiarono una banca
Così come ci sono voluti mesi per arrestare la banda del buco, così come sono stati soprannominati i rapinatori che la mattina del 3 novembre del 2020 avevano svaligiato la filiale della Credit Agricole di Milano introducendosi dalla rete fognaria. Il 3 novembre 2020, i banditi erano entrati verso le 8.30 nella filiale di via Stoppani 40, pochi minuti dopo l'apertura al pubblico. La banda tenne in ostaggio il direttore e una dipendente, mentre una seconda lavoratrice si accorse della presenza dei criminali prima di entrare e diede l'allarme. All'arrivo delle forze dell'ordine, il gruppo era però già sparito. Fin da subito il direttore aveva spiegato alla polizia che la banda era entrata dalle fogne e, dopo aver chiesto di aprire il caveau e svaligiare le cassette di sicurezza, sono usciti nuovamente da un buco fatto nel pavimento e scappato attraverso i tombini. Anche allora il bottino portato via ammontava a oltre un milione di euro. Alla fine per tutti i componenti del gruppo erano scattate la manette dopo le accusate indagini della Squadra Mobile di Marco Calì.