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Ramy Elgaml, l’amico arrestato: “Scappavo perché non avevo la patente, ricordo una spinta prima della caduta”

È stato interrogato per oltre due ore Fares Bouzidi, il ragazzo che era alla guida dello scooter sul quale viaggiava Ramy Elgaml e dal quale è caduto la notte tra il 23 e il 24 novembre. Il 22enne ha raccontato alla giudice di aver perso il controllo del mezzo dopo aver sentito “una spinta da dietro”.
A cura di Enrico Spaccini
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Ramy Elgaml
Ramy Elgaml

Fares Bouzidi, il 22enne arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e indagato (insieme a un carabiniere) per omicidio stradale, "ha risposto a tutte le domande". Lo ha assicurato il suo avvocato Marco Romagnoli al termine dell'interrogatorio di convalida dell'arresto davanti alla gip del Tribunale di Milano Marta Pollicino che si è svolto in presenza anche dei pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini. Il ragazzo era alla guida dello scooter TMax sul quale, nella notte tra il 23 e il 24 novembre, viaggiava Ramy Elgaml. I due, scappando dai carabinieri per otto chilometri, si sono schiantati tra via Quaranta e via Ripamonti, con il 19enne che è morto in seguito all'impatto. Sono ancora in corso le indagini per capire se siano stati urtati dalla pattuglia dei militari prima di finire a terra. Bouzidi ha riferito davanti alla giudice di aver "sentito un urto, una spinta da dietro prima della caduta".

La "serata normalissima" e la fuga dai carabinieri

Durante l'interrogatorio, Bouzidi ha ripercorso quanto accaduto quella notte. Il 22enne, di origine tunisina, aveva trascorso quella che ha descritto essere stata una "serata normalissima" il 23 novembre nelle zone della "movida" milanese, tra corso Como e Porta Venezia. Insieme a Elgaml, sarebbe andato fino alla discoteca Hollywood per provare a "incontrare qualche ragazza". Bouzidi aveva raggiunto il locale con lo scooter TMax e alla guida non ci sarebbe stato lui, ma un amico.

Il 22enne, infatti, ha spiegato che quella sera era senza patente e sarebbe stato questo il motivo che lo ha spinto a non fermarsi quando ha incrociato la pattuglia dei carabinieri. Tuttavia, il 22enne ha detto alla giudice che "non c'era nessun alt, mi sono spaventato perché non avevo la patente". A quel punto, sarebbe partito l'inseguimento durato circa 8 chilometri. "Non ha saputo dire se ci siano stati urti durante l'inseguimento", ha precisato l'avvocato Romagnoli al termine dell'interrogatorio, "non ha saputo ricostruire con certezza". Quello che ha sottolineato Bouzidi, però, è che "sperava di poter rallentare, fermarsi per permettere a Ramy di scendere, ma non ce l'ha fatta". Il 22enne, comunque, ha detto di non essersi accorto che l'amico che era seduto dietro di lui aveva perso il casco.

La "botta da dietro"

L'inseguimento è terminato in via Quaranta, all'angolo con via Ripamonti. Bouzidi stava guidando verso il Corvetto, dove abitava anche Elgaml, quando a un certo punto avrebbe sentito "una spinta da dietro". Il 22enne, infatti, ha raccontato di "essere stato urtato", cosa che gli avrebbe fatto perdere il controllo dello scooter: "Lui si ricorda questa botta da dietro", ha detto ancora Romagnoli, "ma non ricorda se ce ne siano state altre durante l'inseguimento".

L'interrogatorio si è concluso dopo oltre due ore. Gli avvocati Romagnoli e Piazza hanno chiesto alla giudice la revoca della misura cautelare dei domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale per Bouzidi, considerate anche le condizioni di salute del 22enne ancora costretto a muoversi con le stampelle. La decisione della gip arriverà nei prossimi giorni.

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