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Ragazzina di 13 anni violentata dal patrigno, la nonna: “Una notte lo ha trovato nel suo letto”

Una ragazzina di 13 anni è stata abusata dal patrigno: due giorni fa, a Mantova, si è svolto il processo dove l’uomo è accusato di violenza su minore.
A cura di Ilaria Quattrone
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Immagine di repertorio
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Una ragazzina di tredici anni ha raccontato di essere stata abusata dal patrigno. Nella giornata di mercoledì 17 gennaio si è svolto il processo al tribunale di Mantova. Il quotidiano locale La Gazzetta di Mantova ha spiegato che durante l'udienza hanno testimoniato sia la nonna che la madre.

L'uomo è accusato di violenza sessuale su minore – la vittima adesso ha sedici anni – con l'aggravante del legame familiare.

Il racconto della nonna della 13enne

La nonna, che è stata affiancata da un'interprete, ha raccontato che la nipote in quel periodo le chiedeva spesso di poter venire in Italia.

Le aveva infatti spiegato di avere qualcosa di urgente da dirle. A dicembre 2020, la donna approda nel Paese: "Dormivamo nella stessa stanza e lei continuava a ripetermi che doveva parlarmi", spiega alla pubblico ministero Michela Gregorelli.

La piccola si è poi confidata dietro però la promessa che non avrebbe riferito nulla alla madre: "Mi ha raccontato che una notte di qualche mese prima si era svegliata trovando il padre nel letto, con una mano in mezzo al suo seno e l'altra sulle gambe".

La madre della vittima: "Avevo intuito che era successo qualcosa"

Un altro abuso sarebbe avvenuto in una notte di luglio quando la madre della tredicenne era partita per il funerale del padre: la celebrazione si svolgeva in un altro paese europeo.

La donna ha quindi lasciato l'adolescente e il fratellino di cinque anni alle cure del compagno: "Avevo intuito che era successo qualcosa quando ero ancora via al telefono mia figlia continuava a dirmi che se fossi partita un’altra volta, lei sarebbe venuta con me". Quando è rientrata a casa, si è resa conto che il loro "rapporto non era più sereno".

La nonna ha poi riferito tutto alla figlia nonché madre della vittima. Quando ha sentito quelle parole, ha avuto un malore: rientrata a casa dall'ospedale, ha chiesto aiuto all'assistente sociale e al prete. Ha poi litigato con il compagno che si è rifiutato di parlare di quanto accaduto.

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