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Ragazzi neri manganellati dai carabinieri a Milano: “Non abbiamo fatto nulla, non ce lo spieghiamo”

“Questi episodi li vedi molto nei video, ma non ti viene da pensare: oggi vivrò questo di persona”: a raccontarlo a Fanpage.it è la ragazza manganellata dai carabinieri domenica mattina in Piazza XXVI Maggio a Milano. Con lei anche il fratello, anche lui colpito dai militari, e l’influencer e attivista Huda Lahoual che hanno ricostruito quegli attimi di violenza e paura: “Non sarà mai a posto finché ci sono cose del genere, finché se succede qualcosa vengo picchiata per il colore della mia pelle”.
A cura di Francesco Loiacono
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Huda Lahoual, attivista e influencer su Instagram (con l'account @riphuda)
Huda Lahoual, attivista e influencer su Instagram (con l'account @riphuda)

"Vivere una situazione del genere e sapere che l'hai vissuta senza aver fatto nulla, non te lo spieghi": sono queste le parole con le quali la giovane influencer e attivista Huda Lahoual ha descritto a Fanpage.it quanto vissuto in prima persona all'alba di domenica 27 giugno in piazza XXVI Maggio a Milano, quando si sono registrati alcuni scontri tra un gruppo di ragazzi e i carabinieri intervenuti sul posto. Un intervento molto duro e criticato, con manganellate sui ragazzi e accuse di razzismo nei confronti delle forze dell'ordine.

L'arrivo dei carabinieri e l'inizio degli scontri

"L'azione scatenante – racconta Huda a Fanpage.it – è stata questo ragazzo che ha preso un Dott (i monopattini forniti dal Comune) e ha suonato ripetutamente il campanellino". In quel momento stava passando una macchina dei carabinieri che, come spiegato dalla ragazza e affermato in una nota stampa dai militari, si trovava lì perché in precedenza era stata segnalata una rissa: "La rissa che c'è stata non l'abbiamo provocata noi, era avvenuta un'ora e mezza o due ore prima". I carabinieri si sono avvicinati ai ragazzi "con atteggiamenti dall'inizio violenti e arroganti. Quando hanno visto che le nostre intenzioni erano di non andare via hanno chiamato i rinforzi. Lì hanno iniziato a spintonare e fare spostare le persone".

I ragazzi manganellati: Questi episodi li vedi molto nei video

Barkissa e il fratello Saide
Barkissa e il fratello Saide

Ed è proprio in quel momento che un ragazzo, Saide, viene buttato a terra. Ad accorgersi della scena è la sorella Barkissa che si avvicina per difenderlo e viene poi manganellata in testa. Ancora oggi i ragazzi non riescono a spiegarsi il perché di quanto accaduto: "Sono tornata a casa, ho pianto su tutti i mezzi che ho preso perché non riuscivo a realizzare che quel che abbiamo vissuto fosse vero", spiega ancora Huda. Dello stesso parere anche la ragazza picchiata, trasferita in ospedale e dimessa con una prognosi di cinque giorni: "Questi episodi li vedi molto nei video, ma non ti viene da pensare: oggi vivrò questo di persona. Per me è stato molto forte". Meno stupito, quasi rassegnato il fratello di Barkissa, che afferma di non essersi sorpreso dell'arrivo dei carabinieri: "Non l'abbiamo cercata una spiegazione. Magari un signore è passato e ha detto c'è un gruppo di neri che si sta ammassando qua e quindi arrivano quindicimila macchine come se stessimo picchiando qualcuno". E anche Huda lascia trasparire tutta l'amarezza per il modo in cui i ragazzi neri vengono trattati in Italia così come in altri Paesi e per il "livello di razzismo che fa paura": "Non sarà mai a posto finché ci sono cose del genere, finché se succede qualcosa vengo picchiata per il colore della mia pelle".

(interviste a cura di Simone Giancristofaro)

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