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Questione sicurezza, l’assessore Granelli a Fanpage.it: “A Milano chi sgarra, paga”

“Qualcuno dice che servono militari: noi crediamo servano polizia, carabinieri e guardia di finanza che sono quelli che fanno ordine pubblico e prevenzione alla criminalità. Non cerchiamo surrogati”: a dirlo a Fanpage.it è l’assessore comunale alla Sicurezza di Milano, Marco Granelli che risponde così alle contestazioni relative agli ultimi episodi di violenza che si sono verificati nel capoluogo meneghino.
A cura di Ilaria Quattrone
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Dalle violenze sessuali in piazza Duomo a Capodanno fino all'arresto di alcuni rapper accusati di rapine e minacce ai danni di altri giovani: il quadro emerso in queste ultime settimane a Milano preoccupa sotto vari punti di vista. E in particolare – per quanto ovvio e scontato – ci si chiede se la città sia un luogo sicuro: "I dati stanno storicamente scendendo sui reati, ma abbiamo oggi due emergenze: donne e giovani", spiega a Fanpage.it l'assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli. Da parte del Comune c'è infatti un'attenzione relativa ai reati commessi da giovani, all'aumento di violenze nei confronti delle donne e soprattutto allo spostamento della criminalità dalle periferie al centro città. Per questo motivo, sono aumentati i controlli e i presidi nei punti nevralgici e, come ribadito più volte da Palazzo Marino, ci sarà un incremento ulteriore di personale e di tecnologie necessarie a contrastare i reati in essere e a trovare i responsabili. L'attenzione resta alta e massima.

Violenze sessuali Capodanno, sparatoria a San Siro, agente polizia locale aggredito, rapper arrestati. Assessore gli episodi di violenza sono in aumento? Si può parlare di emergenza sicurezza a Milano? 

I dati ci dicono che a Milano i reati sono in diminuzione, ma è chiaro che siamo di fronte a una situazione particolare. Prima di tutto i dati che forniscono Prefetto e Questore ci dicono che sicuramente abbiamo un problema relativo alle violenze sulle donne. E poi c'è un tema che fa riferimento ai giovani: stiamo pagando le chiusure, sicuramente giuste e necessarie, ma abbiamo passato troppo tempo con le scuole chiuse e in Dad o con i luoghi dello sport e del ritrovo chiusi e questo ha creato un'aggressività, un'ansia, un atteggiamento difficile da vivere in particolare da parte dei giovani che sono sicuramente, all'interno di questo panorama, più fragili sotto questo punto di vista.

Possiamo quindi dire che Milano è una città sicura e non è il Far west?

Milano non è il Far West, ma dobbiamo porre attenzione a questi due aspetti perché sono un problema e non possiamo e dobbiamo sottovalutarli. Anzi dobbiamo essere capaci di rispondere nell'immediato sia con le donne e gli uomini delle forze dell'ordine che con la tecnologia. Non basta agire sul sintomo, ma dobbiamo capire anche le ragioni agendo quindi su quello che poi genera queste situazioni.

Assessore, entriamo nello specifico e sulle tecnologie: a Capodanno, Lei ha fatto un post con delle foto di lei davanti agli schermi con le immagini della piazza. Ovviamente non le ha fatto solo Lei. C'erano anche forze dell'ordine in piazza, però sembra che nessuno abbia visto queste violenze. Com'è stato possibile? Cambierà la modalità di intervenire per scongiurare che episodi simili accadano?

I fatti vanno analizzati. Io quella sera sono passato in piazza. C'erano le forze di polizia, c'era il Questore con cui mi sono sentito diverse volte quella sera. La polizia aveva liberato tutta la parte interna della piazza, c'era uno schieramento di forze e questo ha permesso di arrivare in diversi casi, come le testimonianze hanno appurato, in pochi decine di secondi. Il fatto è però grave:  Dobbiamo affinare la capacità di controllo del territorio legati a questi fenomeni che stiamo vedendo. Negli incontri in prefettura avevamo preparato un dispositivo per Capodanno. Avevamo dislocato le risorse in varie punti della città probabilmente quelli a cui eravamo più abituati: San Siro, Quarto Oggiaro, Gola, Darsena ed altri e poi ci siamo accorti che il punto più critico era Piazza Duomo e di fatti quella sera stessa c'è stato un movimento delle forze dell'ordine. Bisogna però lavorare meglio.

E allora proprio per questo abbiamo cominciato a cambiare senza aspettare la prossima fine dell'anno. Già da due fine settimane esiste nelle zone centrali un dispositivo di presidio mobile nei vari punti coordinato dal Questore che vede lavorare insieme polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale. Questo sta dando i suoi frutti e ha permesso di arrestare un caso di palpeggiamento e di violenza sessuale che si stava perpetrando in diretta. La capacità quindi di migliorare l'intervento è, penso, un buon dato: sono stati fatti in questi due fine settimane numerose sanzioni, Daspo e interventi. Questo ha permesso di ri-centrare il controllo del territorio rispetto a un problema che sta crescendo e sta emergendo.

Questa risposta è stata messa insieme alle tecnologie che hanno dato un contributo agli inquirenti permettendo di individuare i responsabili. Anche sulle tecnologie stiamo migliorando e rinforzando la loro presenza proprio in alcune zone centrali: abbiamo un piano di 52 nuove telecamere che è già in essere, approvato a novembre, e lo stiamo ampliando ulteriormente. Servono queste due azioni per controllare meglio il territorio e adattare il meccanismo di controllo a quello che abbiamo imparato.

La percezione è che la criminalità si stia spostando dalle periferie al centro città. È così?

Anche quello che è avvenuto nei fine settimana successivi, ce lo sta dicendo: certo, non vuol dire che dobbiamo sguarnire il resto della città e devo dire che gli interventi che ci sono stati come gli arresti a San Siro o l'intervento dei carabinieri alla stazione Certosa o quelli della polizia locale a Parco Lambro ne sono una dimostrazione. Certamente dobbiamo tenere sempre attenta tutta la città, ma questo fenomeno nuovo va visto e abbiamo innescato una risposta che stiamo studiando per renderla sempre più efficace, ma qualche ritorno l'ha dato.

A livello di controlli e uomini in campo. Per evitare il replicarsi di episodi simili, cosa farà il suo assessorato? Uno degli obiettivi sarà quello di aumentare il numero degli agenti della polizia locale..

La prima risposta sul sintomo deve essere un miglior controllo del territorio che vuol dire maggiore, ma anche più tarato. Servono telecamere, ma anche uomini e donne e per questo il sindaco Sala aveva indicato nel programma di mandato un aumento di 500 vigili. Nei primi 100 giorni della giunta noi abbiamo attivato un piano che permetterà di assumere 500 nuovi vigili in due anni e nell'anno dopo avere più 500 rispetto all'organico. Noi andremo ad avere in quattro anni 3.350 vigili e cioè il massimo storico dell'organico della polizia locale. Cinquecento nuove assunzioni più quelle che servono per rimpiazzare quelli che vanno in pensione. In questi anni assumeremo più o meno 900 persone.

A proposito di polizia locale, c'è stata l'aggressione all'agente che ha posti due temi: quali siano le competenze della polizia locale e la formazione degli agenti e se cambierà qualcosa a tal proposito rispetto anche alle assunzioni. L'altro, anche se è in corso di accertamento, riguarda la reazione del vigile e se sia stata spropositata e c'è una verifica in corso sul suo operato. 

Su quell'episodio sta indagando la magistratura e noi abbiamo dato la massima collaborazione. Quell'agente era lì perché ci avevano segnalato che alla sera c'erano episodi di vandalismo. Quando ci arrivano queste segnalazioni, noi mandiamo degli agenti per cercare di capire cosa succede. Quella coppia di vigili era lì a guardare e cercare di capire cosa stava succedendo. Certo avendo più donne e uomini questo lavoro si potrebbe fare meglio. Poi quello che è successo, lo sapremo nello specifico con le indagini: sicuramente c'è stato un gruppo di giovani che è andato contro il vigile, poi dobbiamo capire bene le dinamiche. La preoccupazione del vigile è comprensibile, ma sul resto bisogna chiaramente vedere le singole azioni. Crediamo che la formazione e la tutela vadano affinati: i nuovi vigili faranno tre mesi di formazione secondo un programma previsto dalla normativa regionale di formazione.

La norma è abbastanza chiara sui compiti anche se, come chiediamo, dovrebbe essere modificata, ma più sul fronte delle tutele. I vigili devono fare controllo del traffico, e verificare il rispetto del codice della strada che a Milano è dato in esclusiva alla polizia locale e questo vuol dire 30 incidenti al giorno da gestire. In più la norma dice che il Comune attraverso la polizia locale concorre alle forze dell'ordine per la sicurezza urbana e cioè relativamente ai reati di microcriminalità, che creano degrado o che riguardano l'aspetto ambientale o commerciale. In questa parte serve un lavoro comune tra polizia locale, questura e carabinieri. Noi lo facciamo coordinandoci con prefetto e questore.

L'operazione di quella sera del vigile era sbagliata? In sé no perché era un'operazione di un controllo del territorio legato ad alcuni episodi che potevano essere collegati alla microcriminalità o all'attività connessa alla movida. Era un'operazione che poteva fare solo la locale? No, tante di quelle operazioni le fanno anche polizia e carabinieri. L'importante è farlo dentro una cornice di sicurezza e dove si deve capire bene cosa succede. Poi quando si fanno gli interventi si fanno con una dotazione numerica adeguata.

Senta, in molti dopo questi episodi le hanno chiesto di dimettersi e l’accusano di non aver gestito bene la situazione. Come risponde?

Rispondo dicendo che se mai è il sindaco che giudicherà e mi pare che finora il sindaco sia stato molto chiaro. Per quanto mi riguarda dal 12 ottobre sto lavorando per affrontare questo tema nel migliore dei modi: rinforzando la nostra capacità di intervento, coordinandomi il più possibile con Prefetto e Questore e mettendo in campo interventi in città. Devo dire che gli interventi ci sono, un esempio arriva dagli ultimi weekend: poi che devono essere fatti meglio e che ne abbiamo bisogno di più questo è sicuro e proprio per questo non stiamo solo urlando.

Qualcuno, durante una trasmissione, mi diceva che: "Il sindaco deve urlare per pretendere rinforzi". Io penso che un sindaco debba fare e chiedere: il sindaco Sala e l'assessore Granelli stanno facendo, con le risorse che hanno a disposizione, e stanno chiedendo al ministero degli Interni di avere adeguate misure in termini di personale come abbiamo fatto con le manifestazioni no green pass.

Qualcuno dice che servono militari: noi crediamo servano polizia, carabinieri e guardia di finanza che sono quelli che fanno ordine pubblico e prevenzione alla criminalità. Non cerchiamo surrogati: lavoriamo bene e con uomini preparati e devo dire che a Milano: chi sgarra, paga. Le persone sono state individuate, certo è meglio che non ci siano ma fare in modo che chi sgarra paga è un elemento di deterrenza fondamentale oltre che di giustizia nei confronti delle vittime.

Il sindaco aveva chiesto l'aiuto dei rapper, eppure uno degli ultimi fatti di cronaca riguarda proprio rapper. Al netto delle effettive responsabilità, ma lei crede possa essere il linguaggio giusto o le istituzioni (scuole, oratori, terzo settore) devono fare di più?

Prima dicevo che una delle emergenze che abbiamo è il mondo giovanile che viene da mesi di dad e assenza di luoghi di sport e cultura. Certo serve controllo del territorio, presenza della polizia, ma ai giovani non basta quello. Dobbiamo anche lavorare per comunicare con questo mondo giovanile. Chi si occupa di queste cose sa che per parlare non basta dire "la droga fa male" o "guarda che se non rispetti le regole finisci in carcere". Bisogna dialogare con il mondo giovanile. La musica e i rapper e le persone che sono autorevoli per i giovani sono degli elementi fondamentali: bisogna fare in modo di essere attenti nel lavoro che si fa e quindi cercheremo di capire. E nel caso degli ultimi casi di cronaca la giustizia deve fare il suo corso. Da parte nostra, dobbiamo fare in modo che alcune di quelle persone che sono autorevoli nel linguaggio e nel confronto con i giovani diventino alleati delle Istituzioni per portare un messaggio di legalità. E questa è una sfida.

Ci sono in programma dei percorsi in comune con altri assessorati?

Certamente. Bisogna riuscire a dare e fare in modo che la nostra città abbia luoghi per stare insieme. Ogni lunedì ci vediamo con Ats e la strada da seguire è quella della vaccinazione. Dobbiamo convivere con questo virus. Dobbiamo cercare di chiudere un po' di meno  – e questo è possibile grazie alle vaccinazione – e riaprire i luoghi di socialità. Se non abbiamo questo prima o poi scoppia. Questa deve essere la strategia e dobbiamo lavorare con la cultura, lo sport e il sociale, ma anche con le ricchezze che Milano ha dal punto di vista dell'aggregazione perché ci sia un'alleanza nei confronti del mondo giovanile per capire di cosa c'è bisogno.

C'è anche un problema di integrazione? Negli ultimi episodi di cronaca alcuni hanno evidenziato la nazionalità. Secondo lei è importante e quanto conta nella tematica sicurezza? 

Nel rapporto con il mondo giovanile, bisogna tenere a mente tutti gli aspetti. La galassia giovani è ampia, ci sono tante caratteristiche e anche il tema di un'integrazione culturale e un confronto con le diverse culture è un tema da mettere dentro questo. Se devo parlare del tema donne, la violenza non riguarda solo un certo tipo di mondo, riguarda tutti. Il fatto del non rispetto delle regole? Riguarda sia stranieri che gli italiani. Nel panorama degli ultimi interventi di questo weekend c'erano stranieri, stranieri di seconda generazione e italiani. Quello a Parco Lambro che guidava con cocaina e senza patente era italiano, quello che ha fatto l'aggressione in via Bosuglio era straniero. Dobbiamo sapere che c'è anche questo tema, ma è un tema che è dentro un quadro più ampio.

Ecco, la Bocconi: suggerisce l'idea di una sicurezza privata, solo per chi se può permettere. Non è un brutto messaggio?

La sicurezza è un bene prezioso ed è un diritto e quindi le istituzioni devono fare tutto il possibile per garantire sicurezza ai cittadini. Per i reati zero ci stiamo provando da qualche millennio nella storia dell'umanità, ma non ci siamo ancora riusciti. È chiaro che bisogna agire: essere un gruppo, è una pratica positiva e che aiuta. Noi sul parco Ravizza abbiamo avuto delle segnalazioni a metà novembre, nel giro di 4/5 giorni abbiamo attivato una serie di controlli con la presenza delle pattuglie della polizia locale negli orari tardo pomeridiano/serali. Tra metà novembre e inizio dicembre siamo stati presenti 12 giorni sul parco. Abbiamo risposto a una sollecitazione e andremo avanti a farlo perché l'istituzione deve esserci. Non è delegato questo a chi ha soldi, risorse etc. Poi se ci sono pratiche che aiutano ad avere più sicurezza sono tutte cose utili e noi diciamo a tutte le realtà segnalate, denunciate perché qualche volta nel mondo di oggi si pensa che basti scrivere su Instagram e Facebook, ma vanno fatte anche le denunce. Segnalate alle Istituzioni, denunciate gli episodi, noi cerchiamo di fare il meglio e il parco Ravizza ne è un esempio: poi se è stato sufficiente, andava fatto meglio o altre critiche noi lavoriamo per renderlo più efficace.

Si è criminalizzato troppo assembramenti prima o era giustamente un'altra fase e andava fatto? Si deve cambiare approccio su questo tema?

Quando ci sono le emergenze, ci sono emergenze: senza vaccini l'unica risposta è il distanziamento, la mascherina etc. All'epoca c'era solo quella perché non avevamo i vaccini. Oggi abbiamo il vaccino, ed è un po' la riflessione che stiamo facendo e incalzando, e cioè il fatto che questo ci permette di convivere con il virus: più vaccini e quindi meno chiusure. Certo abbiamo bisogno di lavorare tutti insieme perché quella tutela vera, che è il vaccino, possa essere praticato da tutti perché solo se siamo difesi lì, si può allentare. Oggi dobbiamo guardare più quest'altro aspetto.

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