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Quanto è realizzabile l’ipotesi di costruire una centrale nucleare in Lombardia

A seguito del dibattito politico su una possibile centrale nucleare in Lombardia, l’intervista di Fanpage.it al professore di Impianti nucleari del Politecnico di Milano Marco Ricotti. Si potrebbero davvero costruire centrali su questo territorio? Quali sarebbero i vantaggi, e quali gli svantaggi?
A cura di Francesca Del Boca
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Il leader della Lega (nonché vicepremier) Matteo Salvini puntualmente ci ritorna su. "Il nucleare? Il primo reattore d'Italia lo vorrei a Milano". E ancora, giusto pochi giorni fa: "Se la Lombardia volesse essere capofila dell'energia nucleare, potremmo avere la prima centrale nel 2030". Lo appoggia senza riserve  il governatore uscente e favorito alle prossime elezioni regionali, l'esponente del Carroccio Attilio Fontana: "Si deve prendere in considerazione questa ipotesi", ha dichiarato ultimamente a Fanpage.it.

Tutta teoria? O sarebbe davvero possibile costruire una centrale nucleare in Lombardia? Quali sarebbero i rischi, e quali i vantaggi? Lo abbiamo chiesto a Marco Ricotti, ingegnere e Professore ordinario di Impianti nucleari al Politecnico di Milano: è Presidente del Consorzio per la ricerca tecnologica nucleare e del Working Party on Atomic Questions del Consiglio Europeo, così come membro dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare. 

Avremo davvero le centrali nucleari in Lombardia?

Il primo requisito per poter costruire una centrale nucleare sarebbe senza dubbio quello della volontà politica, innanzitutto. Una decisione seria e condivisa, di lungo periodo, bipartisan: senza, il nucleare non sta in piedi. Non ha futuro.

E il dibattito politico sul nucleare in Lombardia, in questo momento di crisi energetica e di campagna elettorale, è particolarmente acceso. Ma si potrebbero costruire centrali su questo territorio? Quali sono i requisiti richiesti?

In generale il Nord Italia si presterebbe. Le zone preferibili, secondo le linee guida internazionali, sono territori non sismici e vicini a fonti d'acqua. Tant'è che alcuni dei vecchi siti sono stati collocati o progettati lungo il Po.

E come si potrebbe fare con la questione della siccità, che quest'estate ha messo in ginocchio il Nord?

I reattori nucleari di ultima generazione consumano meno acqua per il raffreddamento: oggi è possibile riprogettare i reattori per far sì che il fabbisogno idrico sia drasticamente ridotto.

Resta il problema della densità di popolazione.

I reattori nuovi, per i rinnovati sistemi di sicurezza e per la taglia ridotta, rendono altamente improbabile un incidente cosiddetto "severo", con un rilascio di radioattività all'esterno. Anche in questo caso, poi, il rilascio sarebbe comunque minimo. E non necessiterebbe di un'evacuazione in stile Fukushima, con chilometri e chilometri di raggio intorno alla centrale sgomberati. Si potrebbe comunque pensare di collocare questi reattori, più che in prossimità dei centri abitati, nei pressi dei centri produttivi. Così, aumentando il livello di sicurezza, si avvicinerebbe l'energia lì dove serve: per l'industria dei materiali, la siderurgia, la chimica e così via.

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Quindi l'energia nucleare, oggi, è pericolosa o no?

È meno pericolosa di altre attività umane. Rimanendo in campo energetico, il livello di rischio è paragonabile a quello delle rinnovabili. E tutti i nuovi progetti sul nucleare sfruttano i sistemi di sicurezza di tipo passivo. Grazie a questo sistema, scenari come Fukushima non sarebbero possibili: lì i i sistemi di sicurezza hanno cessato di funzionare a causa della mancanza di energia elettrica. Con i sistemi di oggi, invece, questa fonte di alimentazione non sarebbe più necessaria.

Ha senso quindi parlare di nucleare?

Ha senso ripensarci, soprattutto per le condizioni internazionali che sono profondamente mutate. Pensiamo alla questione dell'indipendenza strategica in termine di risorse energetiche e di materie prime. Perché se anche spingessimo forte sulle rinnovabili, il problema della geopolitica ce lo ritroveremmo comunque tra le mani. Da Putin a Xi Jinping, ovvero dalla padella alla brace: oggi la Cina produce il 96 per cento dei wafer al silicio che servono per costruire i pannelli fotovoltaici, o dei magneti permanenti che costituiscono le pale eoliche. E poi ancora pensiamo all'impatto economico dell'energia, che ricade direttamente sulla popolazione.

È in arrivo quindi la centrale in Lombardia?

In Italia il tema non è mettersi a costruire centrali nucleari dall'oggi al domani. Bisognerebbe rivalutare seriamente questa opzione e riprendere in mano il discorso, investendo sullo sviluppo tecnologico e inquadrandolo all'interno di una strategia europea.

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