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Morte di Silvio Berlusconi

“Quando portammo le commesse della Standa in crociera con Smaila”: Berlusconi raccontato dal cugino

L’intervista di Fanpage.it a Giancarlo Foscale, cugino di Silvio Berlusconi e presenza fissa al fianco dell’ex premier da responsabile del Teatro Manzoni, della Standa e poi del Milan. Le case di Milano 2, il Milan come un’industria, i tempi della prima tv commerciale. “Con Silvio c’era sempre una sfida all’orizzonte. E comprese la mentalità degli italiani”
A cura di Francesca Del Boca
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"In una parola? Ha scritto gli anni più belli della mia vita. E non solo della mia". A parlare a Fanpage.it è Giancarlo Foscale, da decenni al fianco del cugino Silvio Berlusconi, morto il 12 giugno a 86 anni. Una presenza fissa sin dagli esordi, dalle prime iniziative imprenditoriali di Brugherio e Milano 2 a quelle successive come il Teatro Manzoni (di cui fu responsabile) la Standa (di cui fu presidente) e il Milan (di cui fu amministratore delegato). Un mondo d'altri tempi. "Ieri eravamo tutti ad Arcore, con i figli e i nipotini, e ancora non realizzavamo", le sue parole. "Nel fondo del nostro cuore eravamo convinti che a un certo punto sarebbe apparso dalla porta, salutandoci mentre eravamo a tavola con il suo sorriso e il suo entusiasmo contagioso".

È stato al fianco di Silvio Berlusconi fin dagli esordi. Cosa ricorda di quell'epoca?

Silvio Berlusconi è stato prima di tutto un innovatore. Lui apriva la strada, e tutti gli andavano dietro: sapeva intuire, anticipare, costruire il futuro. La sua storia lo dimostra, e in particolare gli inizi. Ha iniziato prestissimo a lavorare, a darsi da fare in ogni modo, persino vendendo elettrodomestici. E già si mostrava la sua straordinaria capacità di parlare alle persone, di arrivare dritto al cuore, di saper dire le cose giuste al momento giusto. Una dote naturale di empatia, e non solo.

In che senso?

Era anche il frutto di una cura dei dettagli, di un perfezionismo e di una preparazione sempre impeccabile. Per me, anche in questo senso, è stato una scuola. Ho iniziato a stargli accanto che non avevo neanche 20 anni, andavo a vendere gli appartamenti di Brugherio o di Milano 2: lui mi insegnava tutto quello che dovevo dire. Tutto, nei minimi particolari. Del resto, vendevamo un sogno.

Si riferisce a Milano 2?

Milano 2 non era solo un'operazione immobiliare, era una vera e propria utopia. Basta farci una passeggiata anche adesso, a più di quarant'anni di distanza. Gli alberi sono alti, i prati in fiore, i bambini vanno da soli a scuola camminando per i viali pedonali. Questo mondo l'ha costruito, l'ha ideato lui. E da qui creò un altro mondo ancora, quello di Mediaset: è tutto nato dalle televisioni dei residenti di Milano 2.

Questo è il Berlusconi imprenditore. E il Berlusconi uomo?

Cito solo un aneddoto, un episodio che per me descrive appieno la sua grandezza. Quando morì mia madre, parecchi anni fa, durante le esequie si avvicinò alla sua storica donna di servizio: era molto affezionata a mia madre, e l'aveva assistita anche negli ultimi anni di vita. "Signora, come farà adesso che ha perso il lavoro?", le chiese. In men che non si dica si offrì di trovarle in breve tempo un'altra occupazione e, per affrontare i primi momenti, le mise subito in mano una busta con 5mila euro. Questo era Silvio: un uomo generoso, che si preoccupava sempre degli altri. Anche delle persone che non aveva mai visto. Un uomo riconoscente.

Poi arrivò anche il Milan. 

Anche in questo caso, fu in grado di imprimere la sua impronta. Già con l'Edilnord, la squadra che portava il nome della sua impresa edile e che militava in seconda categoria a Milano, sembrava lui l'allenatore: ogni sabato riuniva la squadra, faceva in modo che ci fosse unione tra i giocatori.

Quando rilevò il Milan, poi, si mise a un tavolo e mi disse: Giancarlo, studiamo il Milan come se fosse un'industria. Ci siamo messi a fare ricerche di mercato, quanti sono i milanisti, cosa vogliono, che tipo di squadra creare, la mission e così via. Una volta terminata, ha radunato tutti dentro un castello nei pressi di Erba: "Il Milan diventerà la squadra più forte del mondo", le sue parole. Anche in questo semplice episodio, ancora una volta, c'è tutto Berlusconi. Lo stesso che si preoccupava di insegnare l'italiano ai giocatori stranieri, di procurargli un'abitazione, di seguirli personalmente nelle loro vicissitudini.

Ci fu anche il periodo della Standa, un simbolo per gli italiani di fine Novecento. 

Un episodio su tanti. Volevamo premiare alcune commesse meritevoli con una somma in denaro, ma i sindacati si erano opposti: o tutte o nessuna. Così organizzammo delle crociere per loro e per la famiglia. E sulla nave trovavano cene, spettacoli di Ezio Greggio o Umberto Smaila, intrattenimento di ogni genere. Ricordo anche un venditore di Parma che disossava il prosciutto con un coltello lunghissimo, e intanto raccontava dei salumi della zona.

Un altro mondo. 

Il Teatro Manzoni doveva diventare un parcheggio, e Canale 5 era solo la televisione via cavo di Milano 2. È stato lui, con grande ottimismo, ad avere l'intuizione di una televisione gratis, libera, per tutti. Diceva sempre che quando sono in tanti a sognare intorno a un sogno, quel sogno diventa realtà. È stato il caso delle sue televisioni.

Come commentò al tempo la sua discesa in politica?

Personalmente non l'ho seguita, ero molto impegnato nella gestione delle aziende. Certamente era una sua grande passione, nessuno avrebbe potuto fermarlo. Forse, anzi, ci ha dedicato anche troppo tempo. Ma ha cambiato la storia d'Italia: ha inventato il bipolarismo come lo conosciamo oggi, le coalizioni tra partiti come le conosciamo oggi, la maniera di comunicare dei tempi moderni. Ha compreso la millenaria voglia degli italiani di essere indipendenti e di essere più ricchi.

Com'era, in fondo, Silvio Berlusconi?

Pensiamo all'ultimo discorso pubblico di Silvio Berlusconi. Stava malissimo, non aveva più forze. Ma ha fatto uno sforzo immane per continuare a parlare ai suoi seguaci, alla sua comunità. Per farsi vedere forte, presente, sorridente. Questo è il suo testamento, questo era lui. Un innovatore sempre pieno di fantasia, di forza e di iniziativa. Era un uomo contagioso che ha segnato la vita di chiunque gli sia stato accanto: aveva un fluido magnetico che ti faceva sempre sentire partecipe di quello che stava creando. C'era sempre una sfida, un orizzonte da raggiungere insieme. Non so immaginare come sarà adesso, senza di lui. Sarà durissima.

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