Quando la Regina Elisabetta rispose ai bambini di una scuola elementare di Milano
Come milioni di persone nel mondo, anche i piccoli alunni dell'allora IIIa A dell'Istituto Comprensivo Leonardo Da Vinci (plesso Madre Teresa di Calcutta) di Senago, paese del Milanese, avevano scritto alla Regina Elisabetta II. E come tutti coloro che lo hanno fatto nei 70 anni di regno della sovrana, terminati oggi a seguito della sua morte, non si aspettavano certamente di ricevere risposta. Eppure, Sua Maestà aveva incaricato la dama di compagnia Annabel Whitehead di inoltrare una lettera in risposta ringraziando i piccoli per il bel pensiero riservatole.
Quando la Regina Elisabetta rispose agli alunni di una scuola di Milano
I fatti risalgono allo scorso novembre. Gli alunni della IIIa, grazie al coordinamento della loro insegnante di inglese, avevano inviato una lettera di condoglianze alla sovrana a seguito del decesso del marito, il Principe di Edimburgo Filippo. Con nessuna pretesa di ricevere alcun tipo di risposta, la classe aveva continuato a frequentare le lezioni. Poi, un giorno, l'arrivo di una lettera con il timbro del Regno Unito e lo stemma reale sulla busta. A scriverla, la Whitehead che raccontava di come la Regina l'avesse invitata a rispondere al candore dei piccoli, ringraziandoli per il dolce pensiero che le avevano rivolto.
La nota dell'istituto: Tutti possiamo osare di più
L'istituto Da Vinci aveva successivamente rilasciato una nota scrivendo che "se la Regina Elisabetta, simbolo della storia della monarchia inglese, ha risposto a dei bambini in una scuola tanto piccola di periferia, significa che tutti possiamo osare di sognare cosa vogliamo diventare davvero. Crediamo che sia compito principale degli adulti, dei genitori e dei docenti dare ai bambini importanti opportunità formative". E ancora: "Se la nostra scuola, composta da meno di 100 alunni, è riuscita a ‘toccare' il cuore di una regina, allora tutti dovremmo osare di più e avere ancora e sempre il coraggio e il privilegio di insegnare anche quando la nostra professione sembra aver perso la sua antica autorevolezza".