Quando Davide Fontana ha ucciso e fatto a pezzi Carol Maltesi era “lucido e consapevole”
La perizia psicologica svolta su Davide Fontana non ha evidenziato "la presenza di malattie mentali né all'attualità, né in precedenza". Quando il bancario 44enne ha ucciso e fatto a pezzi il corpo di Carol Maltesi nell'abitazione della 26enne a Rescaldina, nel Milanese, era "lucido, consapevole". La specialista in Psicopatologia forense Mara Bertini ha depositato l'esito della perizia che il prossimo 29 maggio sarà discussa in Corte d'Assise. Sulla base di queste conclusioni, Fontana sarà giudicato con un regolare processo.
"Fragilità personologica, ma non disturbo di personalità"
L'11 gennaio del 2022, dopo aver consumato due rapporti sessuali, Fontana ha ucciso Maltesi prima colpendola con alcune martellate, poi tagliandole la gola. Infine, ha cercato un modo per disfarsi del corpo una volta smembrato decidendo di scaricarlo in un dirupo nel Borno nascondendolo in sacchi neri.
Quando il bancario, ma anche foodblogger e attore porno milanese, ha fatto tutto questo alla 26enne, secondo la perizia era del tutto "in grado di intendere e di volere". La dottoressa Bertini nei suoi accertameni iniziati il 3 febbraio nel carcere di Busto Arsizio, dove Fontana è detenuto in isolamento, ha riscontrato "alcuni aspetti di fragilità personologica che non è possibile negare, ma che non si iscrivono in un quadro di disturbo di personalità".
Il movente dell'omicidio e della distruzione del corpo
Il 44enne viene descritto come una "persona di fondo insicura, evitante, con sentimenti di inadeguatezza rispetto al proprio valore e alla capacità di competere con i pari fin dall'adolescenza". Sarebbe stata proprio la relazione con Maltesi a permettergli di "silenziare ataviche insicurezze e di garantirsi una vita ricca di impegni".
Quando, però, Fontana ha capito che la 26enne si sarebbe presto trasferita, avrebbe dato sfogo ai "potenti sentimenti di rabbia e vendetta accumulati nei mesi antecedenti". Sarebbe questo, dunque, secondo la dottoressa Bertini il movente dell'omicidio e la motivazione che si celava dietro "la distruzione di quel corpo tanto desideato, quando odiato, dal quale Fontana non è riuscito a liberarsi per circa due mesi per le sue difficoltà di separarsi dell’oggetto d’amore".