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“Qua i napoletani non li vogliamo”, il capo ultras dell’Inter picchia un ambulante

Ai domiciliari lo storico leader della curva nerazzurra Andrea Beretta, 47 anni, per aver aggredito un ambulante di origine campana che vendeva gadget sportivi fuori dal Meazza. Era già stato condannato nel 2015 per un’altra aggressione “con finalità di discriminazione e odio etnico, nazionale e razziale”
A cura di Francesca Del Boca
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"Qua i napoletani non li vogliamo". E il capo ultras della curva dell'Inter si scaglia con violenza cieca contro un ambulante che vende fotografie di calciatori e altri gadget sportivi fuori dal Meazza, rompendogli una gamba a calci. La sua unica colpa, l'accento campano. Per questa aggressione Andrea Beretta, 47 anni, è stato arrestato con l'accusa di lesioni personali e violenza aggravata. Domani verrà interrogato.

L'aggressione senza senso

Un assalto senza senso, nato dal nulla. È un giorno di febbraio, quello dell'ottavo di Champions League Inter-Liverpool. Il gruppetto capeggiato da Beretta è al bar davanti a San Siro, storico ritrovo nella Nord. Alle loro orecchie arriva la voce dell'ambulante, in lontananza. Promuove la sua merce, gadget sportivi e foto di calciatori. E Andrea Beretta non ci vede più.

In un attimo scatta e punta l'uomo. "Siamo della curva Nord, qua i napoletani non li vogliamo". Mentre uno del branco lo immobilizza, il capo ultras inizia a colpirlo con schiaffi e pugni. Poi gli sferra un calcio alla gamba sinistra, rompendogli il perone. Beretta non demorde neanche quando l'ambulante si accascia a terra, in preda al dolore e a un attacco d'asma. Anzi.

"Mi hanno circondato in quattro o cinque", ha riportato la vittima nella denuncia. "Per farli smettere, e avvertendo il sopraggiungere di una crisi respiratoria, ho mostrato l'erogatore del Ventolin. Ma Beretta me l'ha strappato di mano, scagliandolo con violenza a terra e dicendo: che mi interessa, ti ammazziamo". Dei tifosi di passaggio chiamano i soccorsi. All'uomo vengono diagnosticati un trauma cranico, contusioni e abrasioni, fratture. 

I precedenti del capo ultras

Non è certo la prima volta per il leader della Nord nerazzurra, già gravato da numerosi Daspo per disordini durante le partite. Nel 2015, insieme a un altro tifoso, era stato condannato a un anno e 4 mesi di reclusione per un'analoga aggressione, avvenuta in corso Como. Stavolta era toccato a un immigrato del Ghana, picchiato con un bastone, accoltellato e insultato.

Ai due ultras, identificati grazie alle telecamere, la Procura aveva contestato i reati di lesioni gravissime e porto abusivo del coltello, con l'aggravante dell'aver commesso il fatto "con armi e per finalità di discriminazione e odio etnico, nazionale e razziale".

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