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Processo strage piazza della Loggia, la supertestimone riconosce Marco Toffaloni nelle foto dell’attentato

Ombretta Giacomazzi ha parlato per 3 ore in Tribunale a Brescia. Davanti alla pm, ha riconosciuto Marco Toffaloni nelle foto della strage di piazza della Loggia e ha affermato come i militanti di Ordine Nuovo avessero deciso di agire per vendicare la morte di Silvio Ferrari.
A cura di Enrico Spaccini
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Piazza dela Loggia dopo lo scoppio della bomba del 28 maggio 1974 (foto da LaPresse)
Piazza dela Loggia dopo lo scoppio della bomba del 28 maggio 1974 (foto da LaPresse)

Per più di tre ore Ombretta Giacomazzi, ritenuta la superteste dalla pm Caty Bressanelli, ha parlato davanti al Tribunale per i Minorenni di Brescia dove Marco Toffaloni, ex militante di Ordine Nuovo, sta affrontando il processo nel quale è accusato di essere uno degli esecutori della strage di piazza della Loggia. Era il 28 maggio del 1974 quando una bomba venne fatta esplodere in un cestino mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo nero. Secondo la Procura, i neofascisti veronesi Toffaloni (che al tempo aveva 16 anni) e Roberto Zorzi (coimputato al Tribunale ordinario, in quanto aveva 20 anni) avrebbero partecipato materialmente all'attentato e Giacomazzi ha confermato la loro assidua presenza nella città di Brescia in quei giorni, dicendo di aver riconosciuto Toffaloni nelle foto dell'epoca.

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La pizzeria della famiglia di Giacomazzi

La famiglia di Giacomazzi all'epoca era titolare della pizzeria Ariston di viale Venezia a Brescia: un locale che veniva spesso utilizzato come luogo di ritrovo di neofascisti bresciani e veneti. Lei stessa, come ha confermato in Tribunale, aveva avuto una relazione con un militante di Ordine Nuovo, Silvio Ferrari. Questo era morto a 21 anni quando, pochi giorni prima della strage, il 19 maggio 1974, la bomba che stava trasportando a bordo della sua Vespa è esplosa in piazza Mercato uccidendolo.

Fino ad ora Giacomazzi aveva deciso di non parlare in quanto aveva "paura" di ritorsioni, in particolare delle "minacce del generale Francesco Delfino". Gli stessi famigliari le avrebbero sconsigliato di parlare più volte: "Solo da adulta ho capito quale rischio ho corso", ha dichiarato, "ora dico solo la verità".

Giacomazzi: "Dicevano che avrebbero dovuto vendicare Silvio"

La 67enne ha ricordato come Ferrari era solito frequentare la Caserma dei carabinieri di Parona (in provincia di Verona) e Palazzo Carli (sede del comando Nato). Ha ricordato anche un momento in cui Toffaloni "consegna alcune buste a Silvio prima che entri" nella sede Nato di Verona dove, secondo gli inquirenti, si sarebbero svolte riunioni per pianificare attentati con gli ordinovisti con lo scopo di sovvertire la democrazia e impedire l'avanzata delle sinistre.

Toffaloni è stato descritto, nonostante avesse solo 16 anni, come "aggressivo e tremendo" da Giacomazzi, specie quando Ferrari aveva detto di volersi tirare indietro da qualcosa che avrebbe dovuto fare. Toffaloni, però, gli avrebbe intimato: "Eh no, adesso invece lo fai". L'ipotesi è che stessero parlando dell'attentato sventato al Blue Note di via Milano.

Giacomazzi ha raccontato anche che, dopo la morte di Ferrari, si era tenuta una riunione nella sua pizzeria Ariston dove "Toffaloni e Zorzi sicuro", ma anche altri neofascisti bresciani sostenevano che "bisognava vendicare Silvio" e che "avrebbero fatto loro quello che doveva fare lui". Lo stesso Zorzi, ha specificato la 67enne, avrebbe dichiarato: "Farò io".

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