Processo Impagnatiello, Chiara Tramontano: “Mia sorella Giulia è stata uccisa una seconda volta”
"Per i familiari di Giulia presenti in aula ieri, assistere al processo per il suo omicidio è stato come vederla morire una seconda volta". Sono le parole di Chiara Tramontano, sorella di Giulia che ieri ha seguito la penultima udienza del processo contro Alessandro Impagnatiello: il barman 32enne, che il 27 maggio 2023 ha ucciso la compagna incinta con 37 coltellate, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. La sentenza, per lui, è prevista per il prossimo 25 novembre.
"Le parole della difesa sono risuonate offensive e insensibili. Una teatrale rappresentazione del fallimento dell'empatia verso la famiglia della vittima, e di ogni valore umano", ha scritto la giovane sulla propria pagina social, all'indomani del processo in Corte d'Assise a Milano. "Hanno definito l'atroce atto compiuto dall'assassino come "gesto grave". Come se si trattasse di un banale errore, una marachella, e non di un crimine efferato. La difesa ha affermato che, se l'assassino fosse stato un "vero stratega", avrebbe "buttato il corpo" di Giulia, come se si stesse parlando di immondizia, senza alcun rispetto per la vita umana. Parole che offendono non solo la memoria della vittima, ma anche chi rimane".
La richiesta della difesa è stata quella di far cadere tutte le aggravanti che ora pesano sul destino di Impagnatiello. "Come se potessero essere ignorate, invece di affrontare la realtà. Ma non solo. Con una raccapricciante lettura di messaggi inviati dall'assassino alla sua vittima dopo averla uccisa, siamo stati invitati ad apprezzare uno spiraglio di senso di colpa e richiesta di perdono. Una ridicola sceneggiatura, sono gesti in cui si nasconde tutta l'atrocità di chi finge di cercare una compagna che aveva già ucciso e bruciato due volte".
"Questo linguaggio così ridicolo e inumano", prosegue lo sfogo di Chiara Tramontano, "rappresenta forse anche chi difende il colpevole. Con voce sottile, quasi a voler nascondere l'assurdità delle proprie parole, la difesa ha chiesto la "giusta pena". Ma quale può essere, per un essere così misero? Esiste davvero una pena adeguata per chi, con tale brutalità, priva una persona della propria vita e di una famiglia della propria pace?".