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Processo Alessia Pifferi, una delle psicologhe indagate: “Questa vicenda mi ha distrutto la vita”

Secondo le indagini della Procura, Paola Guerzoni, sarebbe tra le psicologhe che avrebbe messo in atto una “manipolazione” sui test di Alessia Pifferi. Lei però, intervistata da Quarto Grado, ha respinto tutte le accuse e ha detto: “Ne ho guadagnato solo la distruzione della mia vita”.
A cura di Alice De Luca
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"Da questa vicenda ho ottenuto solo la distruzione della mia vita, dei miei rapporti amicali, dei miei rapporti professionali. I soldi che non ho più guadagnato". A parlare è Paola Guerzoni, una delle psicologhe indagate nell'ambito del processo parallelo a quello di Alessia Pifferi, la 37enne condannata in primo grado per la morte di stenti della figlia Diana. Insieme ad altre 6 persone, tra cui anche l'avvocata di Pifferi, Alessia Pontenani, Guerzoni è stata indagata per falso di atto pubblico in concorso: secondo il pm Francesco De Tommasi le psicologhe sarebbero responsabili di una "manipolazione" attraverso un test falsificato, messa in atto per far ottenere a Pifferi una perizia psichiatrica nel processo.

"Pifferi è una delle persone più gravi che io abbia mai visto – ha detto la psicologa ai microfoni della trasmissione tv Quarto GradoCredo che l'aspetto più evidente sia l'alessitimia o comunque l'incapacità di mettersi nei panni di un altro". La professionista ha poi parlato della sua passione per il mestiere, che la spingeva a dedicare ai suoi assistiti molto più tempo del previsto. Un'abitudine che non avrebbe riservato solo a Pifferi: "Io con 107 ore di incarico mensili vedevo una media sempre che andava dagli 85/90 ai 120 colloqui: tutto certificabile. Per cui se anche ho fatto 7 o 8 colloquii con Pifferi, non ho certo sottratto il mio impegno rispetto agli altri. E se c’era qualcuno che si tagliava con le lamette: è da protocollo chiamare la psicologa? O è una cosa da agenti? Io lo facevo, l'ho sempre fatto".

Guerzoni, in particolare, è tra le psicologhe che avrebbero firmato il test di Wais di Pifferi, con il quale si certifica il Quoziente Intellettivo. In quegli esiti, il QI della donna era risultato pari a 40, corrispondente a quello di un bambino tra i 6 e i 7 anni. L'accusa, però, ha fatto presente che al momento della firma della perizia la professionista si trovava altrove, a Varese: "Sicuramente in Pifferi c'è un problema cognitivo consistente. Io ho firmato la relazione senza averla fatta perché corrispondeva a quello che clinicamente avevo visto. Non abbiamo fatto il test di nascosto, ma non è stato mandato da noi all'avvocato. É stato fatto e visionato anche in equipe e poi messo all'interno della cartella clinica. Non ho fatto niente di male".

In relazione ai contanti che sarebbero stati trovati in casa sua subito dopo la vicenda, ha smentito che potessero derivare da un eventuale pagamento per la "manipolazione" fatta, e ha spiegato: "Durante la perquisizione sono stati trovati non 10mila euro ma 2700. Era 24 gennaio, c’era stato Natale poco tempo prima ed erano stati tolti dalle buste di Natale con scritto ‘Dalla nonna per..'".

Riguardo, infine, all'accusa che lei abbia voluto favorire Pifferi, Guerzoni ha dichiarato: "Io sono vecchia madre mediterranea, quella che si svegliava sempre il secondo prima che piangessero i bambini, come avrei potuto provare simpatie per una che ha fatto una cosa così?"

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