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La sorella di Alessia Pifferi: “Infanzia infelice? Motivo per attaccarsi alla sua bambina”

Alessia Pifferi, la donna accusata di aver abbandonato sua figlia di 18 mesi a casa da sola per giorni provocandone la morte per stenti, è tornata in aula per un’altra udienza del processo. Oggi verrà interrogato il medico che ha eseguito la perizia psichiatrica.
A cura di Giorgia Venturini
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Alessia Pifferi con l'avvocata Alessia Pontenani (a sinistra) e Viviana Pifferi (a destra)
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Nella mattina di oggi venerdì 15 marzo è tornata in aula Alessia Pifferi, la donna accusata di aver abbandonato la sua figlia di appena 18 mesi a casa da sola per giorni provocandone la morte per stenti a luglio del 2022.

Oggi è il giorno delle domande di accusa e difesa a Elvezio Pirfo, ovvero il medico che ha eseguito la perizia psichiatrica sull'imputata giudicandola, al termine di più incontri, capace di intendere e di volere quando ha lasciato la piccola nella sua abitazione nel Milanese a luglio 2022. Il primo a interrogare lo psichiatra è il pubblico ministero Francesco De Tommasi, poi sarà la volta dell'avvocata difensore Alessia Pontenani.

Intanto pochi minuti dell'avvio dell'udienza a Fanpage.it ha parlato Viviana, la sorella di Alessia Pifferi: "Siamo qui ancora da aspettare. Ci sarà il perito che risponderà alle domande. Ha già spiegato bene che Alessia era capace di intendere e di volere", spiega la sorella dell'imputata. Nella scorsa udienza, infatti, Pirfo aveva affermato che Pifferi non ha nessun deficit di memoria e che non dà segni "di comportamenti critici di chi ha disturbi cognitivi".

"Lo abbiamo sostenuto anche noi da non esperti", ha ribadito la sorella dell'imputata. Durante l'esame sostenuto con il perito, la 38enne aveva raccontato di essere stata vittima di una violenza sessuale da parte di un uomo fidato quando aveva solo 10 anni. Già il pm De Tommasi ha dichiarato che, se necessario, sarà pronto a fornire "la prova che il presunto abuso sessuale è assolutamente falso".

Viviana Pifferi, invece, sostiene che la famiglia "non può dimostrarlo perché quella persona ora non c'è più. La sua infanzia infelice non c'entra nulla rispetto a quello che ha fatto.si poteva anche correggere. Anzi poteva essere un motivo per attaccarsi ancora di più alla sua bambina".

La data della prossima udienza è già stata fissata per il prossimo maggio. La sentenza, invece, è prevista per giugno.

Ha collaborato Chiara Daffini 

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