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Processo ad Alessia Pifferi, attesa per oggi la condanna: cosa rischia la donna che ha lasciato morire la figlia

Nell’udienza di oggi dovrebbe la sentenza del processo ad Alessia Pifferi e sicuramente si tratterà di una condanna. Ecco cosa rischia la donna che ha lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi.
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Alessia Pifferi in aula
Alessia Pifferi in aula

È prevista per oggi, lunedì 13 maggio, la sentenza del processo ad Alessia Pifferi. Quasi certamente si tratterà di una condanna, visto che il fatto che abbia lasciato da sola a casa per sei giorni la figlia Diana, di appena 18 mesi, è incontrovertibile e infatti non è messo in discussione da nessuno, neanche la difesa. I giudici, togati e popolari, dovranno quindi stabilire la pena da infliggerle, in base al tipo di reato e alle eventuali aggravanti che le saranno riconosciute.

Attesa la sentenza per Alessia Pifferi

Nell'udienza di oggi la Corte d'Assise di Milano dovrà ritirarsi in camera di consiglio per stabilire la sentenza del processo ad Alessia Pifferi. Inizialmente parlerà l'avvocato di parte civile, Emanuele De Mitri, che in un'intervista a Fanpage.it ha preannunciato che si assocerà alla richiesta di ergastolo, già avanzata dal pubblico ministero Francesco De Tommasi. Poi terrà la sua arringa l'avvocata della difesa, Alessia Pontenani.

Alessia Pifferi e l'avvocato Emanuele De Mitri
Alessia Pifferi e l'avvocato Emanuele De Mitri

Sempre in un'intervista a Fanpage.it, la legale di Pifferi ha anticipato il contenuto del suo discorso: "Dirò tante cose: il pubblico ministero ha raccontato che cosa è accaduto nella settimana in cui è morta Diana, io racconterò tutto il pregresso". L'avvocata Pontenani si è infatti molto battuta per il riconoscimento dell'incapacità, totale o parziale, di intendere e di volere della sua assistita.

Dapprima ha presentato ai giudici i risultati di alcuni test, sottoposti a Pifferi in carcere, che ne riconoscevano un quoziente intellettivo pari a quello di una bambina di sette anni. Ma questi sono stati, di fatto, annullati dall'inchiesta avviata dallo stesso De Tommasi nei confronti delle psicologhe di San Vittore e della stessa avvocata. Secondo il sostituto procuratore, infatti, le professioniste non potevano sottoporre l'imputata a quei test e lo avrebbero fatto al solo scopo di favorirla in fase processuale. Non solo: ne avrebbero addirittura manomesso i risultati.

Come procederà quell'indagine è ancora da vedere, ma di sicuro quella documentazione ha perso di valore, anche se è stata utile alla difesa per riuscire a ottenere una perizia psichiatrica superpartes sull'imputata, che prima era sempre stata negata. Tuttavia anche la relazione del dottor Elvezio Pirfo, il professionista nominato dal tribunale, ha decretato la capacità di intendere e di volere di Pifferi.

Lo psichiatra Elvezio Pirfo e Alessia Pifferi
Lo psichiatra Elvezio Pirfo e Alessia Pifferi

L'avvocata Pontenani ha poi provato a mettere in dubbio anche l'esito della perizia, presentando i documenti scolastici che riconoscevano a Pifferi deficit cognitivi già da quando era bambina. La corte non ha accettato di far rifare la perizia, anche se ha ammesso i documenti fra le prove del processo. E sicuramente li utilizzerà la difesa nella sua arringa.

Cosa rischia: la possibile condanna

Il pm De Tommasi nella sua requisitoria ha chiesto per Pifferi la condanna all'ergastolo, sostenendo che sia colpevole di omicidio volontario, in quanto, abbandonandola, non ha accettato il rischio che la bimba potesse morire ma ha messo in conto la sua morta. E per questo ritiene che ci sia dolo diretto, convinto che l'abbia lasciata morire "non avendo il coraggio di ucciderla direttamente". Inoltre ha chiesto che vengano riconosciute le aggravanti del rapporto di filiazione e dei futili motivi e che venga valutata anche la premeditazione.

Come detto, la parte civile si assocerà alla richiesta di ergastolo, anche se ha già preventivato che, in caso contrario, difficilmente presenterà ricorso in Appello. Mentre la difesa, oltre alla valutazione delle condizioni psichiatriche e psicologiche dell'imputata, tenterà di far derubricare il fatto in abbandono di minore con morte come conseguenza di altro reato.

Alessia Pifferi e l'avvocata Alessia Pontenani
Alessia Pifferi e l'avvocata Alessia Pontenani

Ed è la stessa Pontenani, in un'intervista a Fanpage.it, a delineare le possibili condanne a cui va incontro la sua assistita: "Se le riconoscono la seminfermità mentale, la condanna sarà a 16 anni di reclusione. Se non gliela riconoscono ma riconoscono le attenuanti equivalenti alle aggravanti, allora potrebbe essere condannata a 30 anni". Se, invece, dovessero derubricare il reato allora Pifferi "sarebbe condannata a otto anni di reclusione". Ma è la stessa imputata a essere consapevole che potrebbe essere condannata all'ergastolo.

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