Il primario arrestato per l’omicidio di pazienti Covid: “Il mio unico obiettivo era salvare vite”
"Sono assolutamente innocente": è così che si difende il dottor Carlo Mosca, il primario del pronto soccorso dell'ospedale di Montichiari in provincia di Brescia accusato di aver indotto – somministrando dei farmaci anestetici – la morte in due pazienti Covid nel marzo scorso. Il medico, al momento agli arresti domiciliari, dovrà rispondere dell'accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Inoltre i pubblici ministeri lo indagano anche per il reato di falso in atto pubblico. Sembrerebbe infatti che il medico, per nascondere il suo operato, avrebbe modificato le cartelle cliniche delle due vittime.
La difesa: "Unico obiettivo curare pazienti e salvare vite"
Stando a quanto riporta il quotidiano "Il Corriere della Sera", i due avvocati che lo difendono, Elena Frigo e Michele Bontempi, sostengono che il medico: "Non si è mai risparmiato in questi mesi, con l'unico obiettivo di curare i pazienti e di salvare quante più vite possibile". Il dottor Mosca inoltre ha più volte ribadito di non aver somministrato quei farmaci e di non capire perché lo si accusi per questo. Il medico avrà la possibilità di difendersi venerdì 29 gennaio durante l'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Angela Corvi dove: "Fornirà tutti i chiarimenti necessari".
Le accuse rivolte al primario
Il primario è accusato di aver provocato, nel pieno della prima ondata, la morte di due pazienti affetti da Coronavirus. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il dottor Mosca avrebbe somministrato due farmaci – Succinilcolina e Proponol – che, in pazienti in condizioni di salute critiche e con problemi respiratori, può provocare insufficienza respiratoria fino all'arresto cardiaco e alla morte. I pubblici ministeri, insieme ai Nas dei carabinieri, hanno inizialmente concentrato le indagini su quattro presunte vittime ma solo per due è stata formulata l'accusa. Su una infatti non è stato possibile eseguire l'autopsia – perché cremata – e su un'altra gli elementi raccolti erano insufficienti. A sostenere le accuse ci sarebbero anche le parole di medici e infermieri. Molti operatori avrebbero sostenuto che il medico avrebbe più volte chiesto di somministrare quei farmaci, che i pazienti non sarebbero stati in condizioni così critiche da morire in breve tempo e che durante le crisi respiratorie il primario avrebbe chiesto loro di lasciarlo solo con i pazienti. Una tesi che sembrerebbe essere sostenuta anche da conversazioni su Whatsapp. Sempre gli infermieri e i medici interrogati avrebbero inoltre detto che il primario, appena saputo delle indagini, li avrebbe contatti per chiedere di dare una versione "di comodo" istigandoli quindi "a dichiarare il falso".