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Prendevano tangenti per vendere protesi a prezzi più alti, indagati 5 medici ospedalieri

Facevano affari alle spalle dei pazienti gonfiando i prezzi delle protesi dentarie per poi spartirsi i compensi. Questa l’accusa rivolta a una serie di dentisti compiacenti e ai vertici di un’azienda di protesi.
A cura di Fabio Pellaco
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Immagine di repertorio
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Si è chiusa la prima tranche di indagini che ha colpito il mondo dell'odontoiatria lombarda. Due medici sono finiti agli arresti domiciliari e altri tre iscritti nel registro degli indagati, tutti accusati di corruzione per aver venduto protesi dentali a prezzi maggiorati.

Gonfiavano i prezzi delle protesi

Le accuse più pesanti sono a carico dei due medici ai domiciliari: Gianfranco Collega, dentista dipendente all'ospedale Delmati di Sant'Angelo Lodigiano, e Giorgio Coccolo, odontoiatra dipendente dell'Azienda Socio Sanitaria Territoriale (Asst) Milano Nord. Gli altri tre indagati sono: gli odontoiatri Pietro Paolo Poidomani e Umberto Lorè (Asst Milano Nord) e Francesco De Micco (Asst Melegnano e Martesana). Agli arresti domiciliari anche l'imprenditrice Roberta Rosaria Micciché, a capo dell'azienda milanese Wisil Latoor Srl, che realizza protesi dentali.

Al termine delle indagini del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, coordinate dal pm Paolo Storari, l'accusa addebita a Colella di aver applicato "all'utenza prezzi superiori rispetto a quelli previsti dal contratto di fornitura stipulato tra Wisil e le Asst". Questo avrebbe portato a incrementare i guadagni della società a scapito dei pazienti che venivano truffati.

Il giro d'affari si sarebbe aggirato tra il cinque e il dieci per cento del valore delle protesi prescritte. I dentisti e gli odontoiatri compiacenti avrebbero intascato il loro compenso in contanti oppure con sconti sull'acquisto di protesi per i laboratori privati. I militari hanno stimato che "l'imperatore", così veniva chiamato Colella nelle intercettazioni, avrebbe ricevuto circa 97mila euro a partire dal 2013.

Un giro d'affari nato negli anni Novanta

Sempre secondo l'accusa, negli altri casi si sarebbe ripetuto uno schema simile. La "promotrice e organizzatrice del programma criminoso" sarebbe stata proprio la proprietaria dell'azienda di protesi, che si sarebbe occupata in prima persona dei compensi per i medici. Un sistema che secondo gli investigatori avrebbe preso il via addirittura negli anni Novanta, quando alla guida della Wisil c'era il marito di Micciché, Fulvio Tonesi, oggi scomparso.

Anche la società è stata indagata ai sensi della legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti e nel mese di giugno era iniziato il commissariamento di un anno deciso dal giudice.

Grazie ai nuovi sviluppi emersi dalle indagini, la Guardia di Finanza potrebbe presto aprire una nuova tranche che andrebbe nuovamente a toccare gli ambienti dell'odontoiatria lombarda.

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