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Premi alle centraliniste per dirottare i pazienti verso la sanità privata: parte il ricorso

Intervistato da Fanpage.it, il presidente di Medicina democratica Marco Caldiroli ha spiegato il motivo del ricorso al Tar: “MultiMedica ci ha risposto che essendo privato non sono obbligati a fornire la documentazione sui premi ai dipendenti. Solo un giudice può difendere i diritti dei cittadini”.
A cura di Enrico Spaccini
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L'Ircss MultiMedica di Sesto San Giovanni
L'Ircss MultiMedica di Sesto San Giovanni

Lo scorso 2 dicembre un'operatrice telefonica dell'ospedale privato, e accreditato con il servizio sanitario regionale, MultiMedica di Milano ha rivelato a Radio Popolare di come siano previsti dei premi sul suo stipendio qualora riesca a proporre e ottenere il consenso da parte dei pazienti a essere spostati dall'agenda pubblica a quella privata. Del caso se ne è occupata sin dalla prima segnalazione il movimento Medicina democratica, il quale ha richiesto all'azienda l'accesso alla documentazione necessaria per fare chiarezza sulla vicenda. "Vogliamo capire come funziona questo meccanismo di premialità e quali accordi sono stati fatti con gli operatori telefonici", ha affermato il presidente Marco CaldiroliFanpage.it che, di fronte al rifiuto da parte di MultiMedica di fornire quella documentazione, ha presentato ricorso al Tar.

"Non sono obbligati a dare nulla perché sono un ente privato"

Il sistema di premialità era stato confermato dall'azienda stessa: "Avendo la prestazione una tariffa un po' più alta, abbiamo deciso di riconoscerne una parte ai nostri operatori telefonici", aveva detto durante la trasmissione radiofonica. Per poter comprendere quale tipo di accordo è stato raggiunto con gli operatori telefonici, Medicina democratica ha chiesto di poter vedere la documentazione in merito. Tuttavia, "ci hanno risposto che non sono obbligati a dare nulla perché sono un ente privato", spiega Caldiroli, "quindi non ci sarebbe diritto di accesso a questa tipologia di dati".

Il sindacato ha già dichiarato di non aver mai stipulato un accordo simile con l'azienda, riferisce il presidente di Medicina democratica, e anche per questo motivo il movimento ha deciso di rivolgersi al Tar: "Solo un giudice può restituire ai cittadini il diritto di conoscere le regole e gli interessi economici nascosti di tutti coloro che svolgono un servizio pubblico come la sanità convenzionata”, afferma Caldiroli.

L'equivalenza tra sanità pubblica e privata

Quello portato avanti dal movimento, spiega il presidente, "non è un attacco diretto a MultiMedica, ma un modo per evidenziare le contraddizioni di questo modo di fare". Caldiroli si riferisce al fatto che nella normativa regionale è stato inserito il tema di equivalenza tra sanità pubblica e privata: "Per me ‘equivalente' significa che si deve essere uguali in tutto, non solo nelle cose che portano benefici".

A meno di una settimana di distanza dalle rivelazioni fornite dall'operatrice telefonica, l'assessore alla Sanità Guido Bertolaso (subentrato a Letizia Moratti il 2 novembre 2022) aveva dichiarato di aver inviato degli ispettori a effettuare degli accertamenti, sia da parte della direzione generale Welfare quindi regionali, sia quelli di Ats che si occupano dell'accreditamento.

"Ho lasciato un mese di tempo per permettere di fare questi accertamenti", dice Caldiroli, "a metà gennaio come Medicina democratica ho fatto una richiesta di accesso agli atti alla Digi Welfare per sapere i risultati". Ancora non sono arrivate risposte in merito, ma i 30 giorni di tempo non sono ancora scaduti. "Se non ci rispondono, faremo una segnalazione al difensore civico".

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