Preleva 24mila euro in 3 anni dai conti dei clienti: condannata l’ex direttrice degli uffici postali di Pavia
È stata condannata in primo grado a 3 anni Cinzia Galvi, l'ex direttrice dell'ufficio postale di corso Garibaldi a Pavia accusata di peculato e sostituzione di persona. La 46enne di Cava Manara, da maggio 2012 alla fine del 2015, avrebbe prelevato dai conti postali di tre clienti per un totale di 24mila euro. L'imputata avrebbe confermato di aver preso i soldi collaborando durante le indagini, cosa che ha portato la Procura a chiedere una condanna a soli 3 anni e 4 mesi. Per il reato di sostituzione di persona, il pm Roberto Valli ha chiesto il non luogo a procedere per "intervenuta prescrizione".
L'assegno da 2.800 euro che ha fatto scattare le indagini
Le indagini sono iniziate nella primavera del 2012. L'amministratore del conto postale di una persona da poco deceduta si era reso conto del prelievo di 2.800 euro successivo alla morte, perciò ha segnalato l'anomalia. In seguito ad alcuni accertamenti interni, si erano scoperti altri prelievi simili ed è partita la denuncia alle autorità.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura, la direttrice di allora dell'ufficio postale di corso Garibaldi a Pavia avrebbe prelevato 24mila euro da tre conti postali tra il 2012 e il 2015. Le accuse nei suoi confronti erano dunque di peculato, essendo lei una pubblico ufficiale, e di sostituzione di persona.
Il processo e la condanna
Durante l'udienza preliminare la gup Maria Cristina Lapi ha derubricato l'accusa nei confronti di Galvi da peculato ad appropriazione indebita. Tuttavia, il Tribunale monocratico ha successivamente cambiato di nuovo l'imputazione in peculato rinviando il processo di fronte al collegio. Al processo nessuno si è costituito parte civile, in quanto l'ex direttrice ha già provveduto a risarcire i clienti.
Considerando l'ammissione dei prelievi senza autorizzazione e la collaborazione durante le indagini, il pm Roberto Valli ha chiesto per la 46enne la condanna a 3 anni e 4 mesi per il solo reato di peculato, chiedendo il non luogo a procedere per il reato di sostituzione di persona in quanto caduto in prescrizione. Alla fine, Galvi è stata condannata in primo grado a 3 anni, alla confisca di 24mila euro e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.