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Pregliasco ricorda De Donno: era un convinto pro-vax, è stato giusto provare con il plasma iperimmune

Il virologo Fabrizio Pregliasco ha ricordato Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia all’ospedale Carlo Poma e fautore della terapia anti Covid con il plasma iperimmune, trovato morto suicida nella sua casa nel Mantovano. De Donno era “un sostenitore del vaccino”, ha detto il direttore sanitario del Galeazzi che ha precisato anche l’importanza della terapia del plasma iperimmune nella fase sperimentale di ricerca per sconfiggere il virus. Oggi verrà effettuata l’autopsia sul corpo di De Donno.
A cura di Simona Buscaglia
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Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Irccs, istituto ortopedico Galeazzi di Milano, virologo e docente dell'Università degli Studi di Milano, ha ricordato ai microfoni di iNews24.it Giuseppe De Donno, trovato morto suicida nella sua casa a Curtatone (Mantova) nel pomeriggio di martedì 27 luglio. "Il collega De Donno era un pro-vax assolutamente confermato – ha detto Pregliasco – I no vax credono che la terapia con il plasma iperimmune non sia andata avanti perché costa poco e non giova alle case farmaceutiche. Ma in realtà non è vero, perché prevede costi di produzione e un'attenzione particolare al prodotto, che è delicato". De Donno, come racconta Pregliasco, "era un collega professionale. Questi gesti estremi sono terribili e chissà quale sofferenza avesse dentro di sé. Quello che è successo è doloroso, ma credo che in questo momento sia utile rispettare nel silenzio la sua decisione estrema senza fare congetture". La procura di Mantova ha aperto un'indagine per istigazione al suicidio in merito alla morte di Giuseppe De Donno e i pubblici ministeri hanno disposto l'autopsia sul corpo del medico, che verrà effettuata oggi alle camere mortuarie dell'ospedale di Mantova.

Pregliasco: Stupito per fazioni sulla terapia con plasma iperimmune, andava provata

Il virologo ha poi aggiunto: "Io ribadivo il mio stupore per il fatto che ci fossero fazioni pro e contro il plasma. In una fase sperimentale però, si deve percorrere qualsiasi strada. Il plasma andava provato perché non è una cosa campata in aria ed è infatti servito come elemento di sviluppo". Pregliasco ha poi spiegato le differenze tra la terapia al plasma, fortemente voluta da Giuseppe De Donno, e la cura con gli anticorpi monoclonali: "La terapia con il plasma iperimmune è una metodica storica che in alcune situazioni ha dato buoni risultati, mentre in altre, come nel caso del Covid o dell'ebola, no. Nella fase iniziale della pandemia è stato importante provarla, perché grazie a una metodologia di raccolta standardizzata è servita anche alla valutazione delle caratteristiche degli anticorpi prodotti. È stata apripista rispetto agli anticorpi monoclonali, che sono sostanzialmente una scelta tra i tanti anticorpi che il nostro organismo produce naturalmente". "Noi produciamo anticorpi specifici per tante parti del virus. Però alcuni non sono rilevanti e altri sì. L'anticorpo monoclonale è quello più efficace, che viene scelto e prodotto in laboratorio", ha aggiunto Pregliasco. "Il plasma ha dato risultati nella fase iniziale, però non giustificanti l'applicazione su base generale. Gli studi che stiamo effettuando sugli anticorpi monoclonali agiscono sulla quantità di virus che si replica nella prima fase della malattia" ha concluso.

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