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Covid 19

Pregliasco: “Più che terza ondata è ancora la seconda che peggiora, preoccupa aumento dei ricoveri”

“Più che terza ondata siamo ancora nella seconda, ma con un crescendo e un peggioramento preoccupante”. Così il virologo Fabrizio Pregliasco commenta a Fanpage.it la situazione dei contagi nella provincia di Brescia, dove la Regione Lombardia ha disposto una “zona arancione rafforzata” e il consulente Guido Bertolaso ha parlato di “terza ondata”. “Purtroppo il rischio che la Lombardia torni in zona arancione c’è – dice Pregliasco – I dati sui ricoveri sono in peggioramento”.
Intervista a Prof. Fabrizio Pregliasco
Virologo dell'Università Statale di Milano, direttore sanitario dell'Istituto ortopedico Galeazzi di Milano
A cura di Francesco Loiacono
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Fabrizio Pregliasco
Fabrizio Pregliasco
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Da ieri la provincia di Brescia e altri 9 Comuni tra la Bergamasca e la provincia di Cremona sono finiti in "zona arancione rafforzata". Preoccupano l'incidenza di nuovi casi di Covid-19, superiore a 250 su 100mila abitanti, e l'incremento di ricoveri negli ospedali della zona. Il consulente di Regione Lombardia per il piano vaccinale, Guido Bertolaso, ha parlato senza mezzi termini di "terza ondata", annunciando anche un cambio nella strategia vaccinale con dosi somministrate prioritariamente ai residenti delle zone più colpite. Fanpage.it ha chiesto un commento sullo stato attuale della pandemia di Coronavirus in Lombardia al virologo dell'Università Statale Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi.

Professore, in provincia di Brescia siamo davvero in presenza della terza ondata?

Più che terza ondata la situazione è di una seconda ondata che vede un crescendo con un peggioramento preoccupante. Purtroppo la suddivisione delle diverse zone in "colori" è servita a mitigare la pandemia, ma non a "spegnere" del tutto il virus.

Quanto deciso dalla Regione Lombardia, la zona arancione rafforzata nel Bresciano e la vaccinazione prioritaria alle aree più colpite, è una strategia utile?

La vaccinazione mirata e le misure di contenimento locali sono certamente una strategia utile. È un nuovo approccio che cerca di bloccare i focolai nell'immediato.

Eppure professore chi vive a Brescia e ad esempio lavora a Milano potrà continuare a spostarsi, col rischio di superare la "fascia di contenimento" e diffondere il contagio in altre zone. 

Purtroppo questo rischio c'è sempre, bisogna sempre confidare nei comportamenti della popolazione.

Per quanto riguarda la "difesa" rappresentata dalla vaccinazione, invece, qual è la percentuale di vaccinati che bisognerà raggiungere per vedere effetti sensibili sul contenimento del virus. 

Ci vorrà almeno un 20-30 per cento di persone vaccinate per iniziare a far vedere effetti sensibili della vaccinazione sull'andamento dei contagi.

I contagi nel Bresciano rischiano di diffondersi anche nel resto della regione?

Speriamo che le indicazioni delle autorità e i comportamenti individuali possano scongiurare questo rischio.

In Lombardia però la situazione sembra comunque in peggioramento: nell'ultima settimana ci sono stati 150 nuovi ingressi nelle terapie intensive, il cui saldo ieri è stato di 17 pazienti in più per un totale di 408 ricoverati. C'è il rischio che la Regione torni in zona arancione?

Purtroppo il rischio che la Lombardia torni in zona arancione c'è. I dati sui ricoveri sono in peggioramento e preoccupa la recrudescenza a livello ospedaliero.

Quanto dovremo attendere per vedere un'inversione di tendenza?

Almeno la metà del mese di marzo. In quel momento i contagi da variante inglese, che al momento sono attorno al 30 per cento in Lombardia, dovrebbero diventare prevalenti secondo le previsioni fatte recentemente dall'Istituto superiore di sanità. Ma in ogni caso da marzo, con l'avanzamento più rapido della campagna vaccinale, la situazione potrebbe migliorare.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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